Il fotografo Yann Arthus-Bertrand ha impiegato quattro anni della sua vita nell’immenso documentario che mette in luce l’umanità. Da qui il titolo “Human” la bozza di cosa gli uomini pensano di sé stessi e delle condizioni in cui vivono.
Le 2.020 interviste che Bertrand e la su equipe di giornalisti hanno realizzato in 60 Paesi diversi hanno dato voce a chi di solito non ne ha. Alaska, Equador, estremo Oriente, Indigeni più remoti e l’entroterra Americano sono questi i paesaggi che Bertrand ha ripreso e questi i popoli a cui ha posto delle domande semplici ma importanti :“Si sente libero? Qual’è il significato della vita? Quale è stata la prova più difficile che ha dovuto affrontare e cosa ha imparato da essa? Qual’è il suo messaggio per gli abitanti del pianeta?”
Ciò che ne è venuto fuori è un vero è proprio limbo, che mette a confronto e unisce nello stesso dolore diverse popolazioni. Tra questi vi sono dei bambini soli, altri abbandonati, signore che hanno trovato una famiglia, ragazzi che vivono nel terrore della propria sessualità, uomini senza denaro ne braccia. Bertrand ha dimostrato come il mondo è capace di riunire intere popolazioni in un unico grande scopo, la vita.
Il finale lascia alle persone un punto di domanda, quando l’indigena si stupisce dinanzi alla pioggia, la vita ha inizio.
Ma la vita cos’è?