Dal 15 al 21 Settembre arriva nelle sale italiane il film evento firmato dal regista premio Oscar Ron Howard: The Beatles, Eight Days a Week.
Il docufilm ripercorre la storia della leggendaria rock band, dai tempi del Cavern Club di Liverpool all’ultima esibizione dal vivo, al Candelstick Park di San Francisco nel 1966.
Con un susseguirsi di filmati inediti, interviste esclusive, stralci di documenti preesistenti, come What’s Happening! The Beatles in the USA dei fratelli Maysles e la testimonianza del giornalista Dereck Taylor, Howard ci mostra il lato meno conosciuto del gruppo: i primi concerti in America, le varie Tournée, l’ entusiasmo iniziale di quattro ragazzi mossi da una viscerale passione per la musica e la composizione.
Contemporaneamente, però, è evidente anche il caro prezzo del successo: lentamente l’amore per la musica si trasforma in paura, ansia da prestazione, curabile solo con l’uso di droghe, finché i primi cenni di tensione e declino si fanno prepotentemente strada fra John, George, Ringo e Paul, fino a schiacciarli sotto il greve peso della fama.
The Beatles, Eight Days a Week ci ripropone La storia di un mito: I Beatles infatti, oltre ad aver stravolto il panorama musicale degli anni ’60, sono responsabili di un ben più importante fenomeno di massa, e del conseguente scontro generazionale, identificabile come Beatlesmania: pianti, svenimenti, urla capaci di soffocare la musica della band durante i concerti, sono sintomo di una vera e propria isteria collettiva, volta all’ incondizionata adorazione del gruppo da parte dei giovani fan.
La pressione subita dai ragazzi è indescrivibile.
Paul e Ringo rivivono con commozione ed ironia i momenti salienti della storia del quartetto, e soprattutto ricordano i grandi assenti, George e John, e di come il loro genio creativo abbia contribuito a rendere i THE BEATLES una leggenda musicale, con più di 178 milioni di album venduti solo in America ed un’ indelebile traccia lasciata nel mondo del rock.
Infine, solo per i veri intenditori, l’aggiunta dopo i titoli di coda della versione restaurata della performance registrata allo Shea Stadium, uno degli ultimi concerti dal vivo, del 1966.
Insomma, un’occasione da non perdere per gli amanti della musica e del cinema, disponibile sul grande schermo solo per una settimana.
