La rifondazione dell’Inter partirà prima di tutto dai piani alti. Sì, perché se, sì, le colpe dei calciatori sono tantissime, c’è anche un problema della dirigenza, dei collaboratori e, anche dell’allenatore. La mancata pazienza quest’anno con il licenziamento di due allenatori, come un tempo faceva l’Inter di Moratti, non ha certo aiutato a gestire al meglio il tutto.
Oltre al licenziamento, infatti, è stato fatto un altro errore: si può affidare a un tecnico – seppur bravo come Frank De Boer – che non conosce minimamente il campionato italiano (non avendo avuto esperienza al riguardo prima dei nerazzurri) una responsabilità così grossa come quella di far risplendere una squadra che, dopo Mourinho, non riesce a essere competitiva davvero? All’errore si è provato a porre rimedio con l’arrivo di Stefano Pioli ma, qui, si è peccato di impazienza. Alle prime difficoltà si è preferito mandarlo via con la speranza di dare una scossa. Chissà, potrebbe essere anche la scelta giusta però dopo il primo anno di Mourinho c’era chi voleva il suo licenziamento: è stato confermato e tutti sappiamo come è andata a finire.
Ecco: già nella ricerca del prossimo allenatore si prenderanno le giuste contromisure. Se Sarri, cercato subendo un netto rifiuto, e Spalletti un obiettivo concreto, Suning sta valutando anche la posizione di Ausilio. Sì, perché un duo composto dallo stesso Ausilio e da Sabatini potrebbe essere pericoloso, soprattutto in occasione di scelte che saranno importantissime, come quelle, appunto, del tecnico. Ormai questa stagione è andata e bisogna necessariamente pensare alla prossima dove sarà vietato sbagliare e si cerca di non commettere più gli errori che sono stati commessi. Come, infine, l’acquisto di giocatori strapagati che nulla hanno a che vedere con il calcio italiano e che, quindi, per colpe anche non loro non hanno portato quel surplus che la dirigenza si immaginava.
