martedì, Aprile 23, 2024
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“Inutile la lotta contro un virus già spento”: intervista al virologo Giulio Tarro

Il Governo italiano si spreme sempre più le meningi per tutelare la salute della popolazione. Tuttavia la lotta potrebbe risultare inutile. Questo secondo il virologo Giulio Tarro, il quale considera inutile sprecare forze ed energie per tentare invano di contenere un’epidemia “già spenta”. Ma andiamo più nello specifico.

VERA EPIDEMIA SPENTA – Tarro ha recentemente rilasciato un’intervista all’Antidiplomatico, nella quale espone la sua teoria. «Volendo prendere per attendibili i dati ufficiali trasmessi dal Governo, ritengo che l’attuale situazione confermi pienamente quello che avevo già detto. E cioè che l’epidemia vera e propria si è spenta a maggio».

Il virologo fa poi un interessante paragone con l’epidemia Sars del 2002-2004. «Questo virus si direbbe segua la stessa evoluzione del coronavirus che determinò l’epidemia SARS del 2002-2004 che, pur rimanendo in moltissime persone, d’un tratto, non provocò più morti».

Ecco perché, sempre secondo l’esperto, sarebbe inutile continuare questa lotta senza fine contro il virus.

Tarro ritiene quindi: «[…] folle che oggi l’OMS e tanti esperti non abbiano preso in considerazione la reazione delle cellule T alle proteine strutturali (nucleocapside, NP) e non strutturali (NSP-7 e NSP-13 di ORF1 accessorie) che hanno fatto finire quella epidemia. Preferendo quindi concentrarsi sulla “caccia” ad un virus che, oggi, non può certo essere estirpato dal genere umano. Inutili, quindi, “cordoni sanitari”, “zone rosse” o “alberghi per contagiati”: il SARS-Cov-2, verosimilmente, rimarrà per secoli. Come, ad esempio, quello della varicella, che in passato ha prodotto immani stragi ma che oggi, pericoloso solo in gravidanza, periodicamente affiora con qualche caso di herpes zoster.»

DISINFORMAZIONE MEDIATICA – Il virologo conclude l’intervista con un appello contro la disinformazione mediatica. «Altrettanto importante è farla finita con la disinformazione e il terrorismo mediatico. Oggi, in Italia vengono diffusi solo dati aggregati quali “decessi”, “contagiati”, “guariti”… senza che sia possibile conoscere la loro storia clinica».

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