martedì, Aprile 16, 2024
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Iran, uomini indossano l’hijab per solidarietà

Iran – Si chiama #meninhijab la campagna lanciata dalla giornalista e attivista iraniana Masih Alinejahd e che nell’ultima settimana ha visto decine di uomini postare loro immagini in hijab, in segno di solidarietà per le loro mogli, madri, figlie e per tutte le donne iraniane, costrette dalla legge ad indossare, sempre, il velo islamico fuori dalle mura domestiche.

Sin dal 1979, anno della Rivoluzione Islamica, il codice d’abbigliamento femminile in Iran è stato molto restrittivo. E le donne trovate dalla polizia morale in un abbigliamento non consono alla regola islamica hanno rischiato e ancora rischiano multe salate e persino la prigione. Condizioni, queste, a cui la popolazione femminile dell’Iran non si è mai totalmente rassegnata e che hanno contribuito negli ultimi anni a far sorgere sempre più movimenti a favore dei diritti delle donne. Ora più che mai il clima sembra promettente, data la giovane età media della popolazione e l’elevato tasso di educazione universitaria, che il paese ha raggiunto. Un clima reso fertile anche dalle aperture del paese ai social media e ad un quadro di politica estera più disteso, che ha reso l’Iran un po’ meno isolato.

E’ in questo contesto, che Masih Alinejed ha iniziato a fare campagna contro l’obbligo del velo, già da vari anni, lanciando il movimento online My Stealthy Freedom (La mia libertà furtiva), condividendo in rete le foto delle donne iraniane che hanno avuto il coraggio di togliersi il velo per le strade dell’Iran, per godere, anche se solo per un furtivo istante, della propria libertà. Partendo da qui, la giornalista ha invitato a partecipare, nelle recenti settimane, anche gli uomini, chiedendo loro di posare con l’hijab, in compagnia delle loro mogli e parenti prive di velo.

Anche se i numeri non sono ancora numeri di massa, dal 22 Luglio nel web hanno iniziato ad apparire, all’hashtag #meininhijab, diversi selfie di uomini iraniani che hanno partecipato all’iniziativa. Ad accompagnare le foto, vi sono i commenti e le motivazioni di chi ha preso parte a questa campagna. Si legge ad esempio: “Sono sempre stato contro l’hijab e anche mio padre e i miei fratelli la pensano come me. E’ molto difficile portare questi indumenti nel caldo di Ahvaz. E’ indescrivibile“. E un altro aggiunge:”Credo non si dovrebbe parlare di libertà, se si sostiene l’idea di limitare la libertà altrui“.

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