ISIDE e il loro primo album “ANATOMIA CRISTALLO” – MUSIC TALK

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Fonte: foto autorizzata alla pubblicazione da ufficio stampa Valentina Aiuto

Nuovo appuntamento con #MUSICTALK oggi in compagnia di un gruppo fresco fresco di primo album! Abbiamo fatto una chiacchierata con il gruppo bergamasco ISIDE per parlare di ANATOMIA CRISTALLO e conoscerli un po’ di più.

  1. Ciao ragazzi come state? Prima di scoprire qualche curiosità sul vostro primo album ci raccontate come e quando si formano gli ISIDE come gruppo? 

Ciao, piacere di conoscervi anche se a distanza! Bene, è uscito il disco e non potremmo essere più felici di così. In realtà anche oggi ci siamo trovati per fare altre cose in studio, è la cosa più bella di questo lavoro, trovarsi quotidianamente a fare la cosa migliore che c’è.

Il gruppo è nato nel 2018 ma in realtà è frutto di tanti altri progetti precedenti, ci conosciamo fin dalle scuole elementari, siamo dello stesso paese nella provincia di Bergamo e in posto come quello in cui siamo cresciuti non ci sono molte cose da fare, abbiamo capito che eravamo i soli interessati alla musica e poi è stato tutto molto naturale. Da quel momento in poi abbiamo fatto insieme tutte le esperienze, musicali e non.

  1. A proposito, come mai ISIDE?

Sinceramente non c’è una motivazione precisa e profonda, certamente avevamo la volontà di farci riconoscere con un nome tipicamente femminile, essendo noi 4 persone che si riconoscono in uomo. Immaginiamo anche di parlare a quattr’occhi con questa persona, prima ascoltiamo i suoi drammi, poi le parliamo dei nostri, era davvero necessaria una figura così per rendere possibili i nostri monologhi presenti nei pezzi. ISIDE è un po’ la nostra musa quotidiana, l’ipotetica amica, fidanzata, o semplice conoscente che scaturisce in noi dei pensieri. Alla fine dei conti sappiamo parlare solo di rapporti umani, non c’era nome migliore di questo pensandoci bene.

Fonte: foto autorizzata alla pubblicazione da ufficio stampa Valentina Aiuto
  1. Tornando invece a “ANATOMIA CRISTALLO” uscito da poco, com’è stato lavorare a questo album? Raccontateci qualche retroscena.

ANATOMIA CRISTALLO è l’insieme di tantissime giornate in studio, probabilmente più di quante ce ne ricordiamo. Ogni nota, parola, è frutto di scelte, tentativi e errori. Rispecchia benissimo le nostre personalità, assolutamente sincere e per nulla costruite, è un disco che parla appunto di relazioni umane sviluppando delle immagini sempre contrastanti tra reale e surreale perchè alla fine stare bene o male con gli altri ci provoca questo.

Gli altri sono il senso della nostra esistenza probabilmente, noi in relazione al nulla saremmo niente. Il segreto di questo disco è l’infinita quantità di caffè che è stato consumato per finirlo, davvero è il nostro segreto.Il momento più iconico è stato a Selvino, in montagna, in una 3 giorni di scrittura senza pause. Ne siamo usciti fusi. Faccio Schifo è stata registrata alle 04:00 di notte urlando su questa base distorta e pazza.

  1. Com’è avvenuta la scelta del titolo? Il concept è nato “a tavolino” nel momento in cui avete chiuso l’album oppure era un’idea già nell’aria da tempo?

Volevamo accostare due parole che generassero quasi un’antitesi, un nuovo concetto. Volevamo un nome inesistente ma comprensibile almeno con l’immaginazione. Quelle due parole sottolineano il buio e la luce delle nostre personalità e più in generale di tutti: il nostro corpo debole e fragile ma comunque unico e da conservare con cura. Allo stesso tempo la bellezza dell’anatomia degli altri essere viventi più belli, mai banali, dai quali vorremmo rubare i pezzi migliori per migliorare noi stessi.

Passo il tempo a guardare le cose che più mi piacciono, prendo spunto da queste, l’arte in particolare fa questo effetto, non c’è posto migliore di una galleria di valore, penso ad una vacanza a Londra, in particolare di un pomeriggio al Tate.

  1. La scelta di inserire nel titolo “v”, per sottolineare il processo di creazione e realizzazione di una canzone mi ha colpita da subito; sembra quasi voler sottolineare che per arrivare ad un risultato (ottimo) ci voglia tempo per evolversi e che non sia qualcosa di immediato

v sta esattamente per versione, quindi sì prima di queste edite, ci sono state precedenti brani che però non ci hanno mai convinto, per motivi diversi. Erano piuttosto simili, ma mai ben riuscita come questi. Non è detto che fra un po di tempo ce ne pentiremo, sia chiaro. La v sono perfetta per questo preciso momento, come tutto nella vita del resto. Era un modo per elogiare il tempo trascorso a fare i pezzi, comunque momenti pazzeschi e indimenticabili, che troppo spesso vengono cancellati nel momento in cui il brano esce. Davvero questo lavoro è frutto di un anno di ricerca, di giornate a scrivere e registrare e poi mixare nel dettaglio, presi da mille dubbi. Deve essere un elogio a quei momenti tragici aha.

  1. Com’è nata “BREAKOUT v10” e la collaborazione con Sethu? Il pezzo è molto potente e liberatorio e sembra calzare a pennello il momento che stiamo vivendo 

Breakout è uno dei pezzi a cui siamo più legati, perchè esplicita in modo potente i sentimenti più crudi, lo fa in modo crudo e onesto. Sethu è ormai diventato un grande amico, fa parte della famiglia e ci stiamo confrontando molto sui progetti che abbiamo in lavorazione. Sicuramente rientra nella nostra cerchia di artisti italiani preferiti, c’è una grande stima di base. La sua realtà all’approccio musicale ci fa impazzire, c’è la sua voce potente e poco altro, sarebbe superflua ogni struttura aggiuntiva. Alcune scene di quel pezzo, sono molto cinematografiche, forse ci piacerebbe farne un video o un cortometraggio. assolutamente da menzionare anche Jiz, suo fratello gemello e suo produttore, sono una coppia stupenda, stiamo davvero costruendo un grande rapporto.

  1. Qual è il vostro rapporto con la fragilità e con la paura? Nell’album sembra esserci la voglia di mostrarsi per ciò che si è, con onestà e senza filtri mostrando anche le proprie debolezze, è così?

Assolutamente vero, siamo profondamente convinti che essere artisti è rendere pubblica la propria espressione, senza remore o timori. Mettere in mostra le parti più deboli, unico modo per comprendere meglio le cose che non ci rendono sereni, facilmente incontrando altri esseri umani che soffrono di queste stesse paure. La musica come mezzo. Non crediamo alle persone che non hanno paura, non è naturale, non fa bene di certo. Ci si può capire e creare veri rapporti solo se se evitano le bugie e le cose non dette. Paradossalmente poi siamo persone molto riservate nel privato, ma con la musica riusciamo a sbloccare quel livello di falsa dignità sociale che è normale aver costruito nella nostra società.

  1. ANATOMIA CRISTALLO è davvero un viaggio dalle mille sfaccettature; c’è spazio per emozioni contrastanti che vengono sottolineate dai diversi mood e produzioni dei pezzi. I suoni che avete scelto sono perfetti per esprimere l’amore, la rabbia, la paura, la spensieratezza e le sfumature di una storia d’amore e della vita in generale. C’è tanta quotidianità! Può sembrare una domanda retorica ma… quanto vi piace far parlare la musica? 

Totalmente, non ci sarebbe altro da dire. Se già con il disco è possibile capire così tante cose sulle nostre persone, pensiamo di aver fatto centro. L’arte forse dovrebbe evitare spiegazioni superflue, è stupendo quando a fine disco o alla fine di un film al cinema, si generino naturali discussioni tra il pubblico. Non sarebbe forse ruolo dell’autore spiegare quello che ha fatto, anche perché nel nostro caso il processo è così naturale che è molto difficile da analizzare. Quello che avete accennato in questa domanda però risolve ogni dubbio, voi avete intuito il nostro significato più profondo. Siamo felici, speriamo che possiate riflettere sulle vostre vite e liberarvi di questioni irrisolte grazie all’arte che più vi si addice.

  1. Qual è il pezzo dell’album a cui siete più legati e perchè? 

Dario P: io ho paura v0 senza dubbio, parla delle mie paure più sincere e forse meno tangibili

Giorgio: il pezzo a cui sono più legato è sicuramente “Io ho paura v0”, alcune cose che ho registrato risalgono a momenti di sconforto della prima quarantena e sono rimaste uguali dopo un anno. Non so neanche bene cosa ho suonato, non saprei rifarle.

Daniele: Faccio schifo, dice tutto il titolo

Dario R: asimmetrico v10 mi rispecchia tantissimo, in ogni parola

  1. Sicuramente avete davanti a voi un futuro brillante, ma cos’altro dobbiamo aspettarci da voi quest’anno?

Grazie, ci onora questa cosa. Noi ci speriamo, sarebbe davvero troppo importante per noi poter proseguire a lungo in questo lavoro, è l’unico modo per parlare di noi e allo stesso tempo analizzarci. Abbiamo in mente moltissimi live, per conoscere le persone che ci ascoltano e cercare di portare le nostre idee anche in una dimensione reale, con un impatto ancora più forte. Parlare di idee, conoscerci, vedere nuovi posti. E chissà magari ancora tanti altri pezzi.