giovedì, Marzo 28, 2024
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Kobe Bryant è morto in un incidente di elicottero con la sua figlia 13enne

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Gli Stati Uniti e tutto il mondo ieri sono stati scossi dalla terrificante notizia della morte della leggenda dell’NBA Kobe Bryant. Mentre negli States ci si preparava alla domenica del ProBowl, la partita tra le stelle della NFL che precede il SuperBowl di domenica prossima a Miami, il portale TMZ ha diffuso la terribile notizia. Ad aggravare ancor di più il lutto, la presenza della sua figlia tredicenne, Gianna, a bordo. Da subito era stato rivelato che l’elicottero privato su cui stavano volando Bryant, il pilota e altre tre persone aveva avuto un incidente alle ore 09:47 locali nella località di Calabasas e c’era stato un incidendio: a bordo non c’era nessun sopravvissuto.

Nella conferenza tenuta ieri dallo Sceriffo della Contea di Los Angeles alle 23:30 ore italiane, è stato ufficializzato che a bordo dell’elicottero c’erano un totale di nove persone, tutte decedute. Tuttavia, per la difficoltà dell’identificazione dei cadaveri, non ha voluto rivelare l’identità delle vittime. Oltre a Kobe e alla piccola Gianna, che si stavano recando a un allenamento presso la Mamba Academy sul loro velivolo personale, a bordo c’era anche l’allenatrice di basket femminile Christina Mauser.

Nelle ore successive alla prima notizia, i social network sono stati letteralmente inondati da messaggi di cordoglio e da gente che sperava si trattasse di una fake news. I messaggi di condoglianze per la famiglia sono arrivati dalle maggiori personalità statunitensi, dal presidente Trump e da Obama a colleghi e stelle della NBA come Michael Jordan, Magic Johnson, Shaquille O’Neal e Kareem Abdull Jabbar.

Kobe Bryant è deceduto all’età di 41 anni dopo aver vinto praticamente tutto e aver fatto la storia sia con i Los Angeles Lakers, unica squadra della sua ventennale carriera NBA, sia con la nazionale statunitense. Con i gialloviola aveva vinto 5 anelli NBA e due ori olimpici consecutivi con la nazionale USA a Pechino nel 2008 e a Londra nel 2012. Tra i titoli individuali, è stato una volta MVP della Regular Season e due volte MVP delle Finals. Il “Black Mamba” è stato autore della seconda prestazione con maggiori punti della storia dell’NBA quando nel 22 gennaio del 2006 mise a segno 81 punti contro i Toronto Raptors.

Aveva iniziato a giocare a basket in Italia, paese del quale era un grande amante, e, infatti, sapeva parlare benissimo italiano (ma anche spagnolo). Durante il lockout della stagione 2011/2012 che ritardò l’inizio del campionato americano, si speculò a lungo riguardo un suo possibile approdo temporaneo alla Virtus Bologna, ma alla fine non si concretizzò.