mercoledì, Aprile 24, 2024
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La blacklist dei cibi contaminati in Italia: Coldiretti lancia l’allarme

Sotto accusa anche la pizza, soprattutto in Campania

Piselli dal Kenya, cocomeri dalla Repubblica Domenicana e chi più ne ha più ne metta! Enormi quantità di cibo contaminato invadono le tavole degli italiani.

A presentare la “blacklist” un’indagine della Coldiretti effettuata sui dati dell’Agenzia europea per la sicurezza alimentare (Efsa), diffusi nel Rapporto 2015 sui Residui dei fitosanitari in Europa.

L’intera lista dei cibi inquinati, di cui vi presentiamo di seguito la top 10, è stata resa nota a Napoli in occasione della mobilitazione di migliaia di agricoltori in difesa della dieta mediterranea. Al primo posto i broccoli dalla Cina, irregolari nel ben 92% dei casi, seguiti dal prezzemolo del Vietnam e dal basilico dell’India:

1.Broccoli dalla Cina (92%)
2.Prezzemolo dal Vietnam (78%)
3. Basilico dall’India (60%)
4. Melagrane dall’Egitto (33%)
5. Peperoncino dalla Thailandia (21%)
6. Menta dal Marocco (15%)
7. Meloni e cocomeri dalla Repubblica Dominicana (14%)
8. Fragole dall’Egitto (11%)
9. Piselli dal Kenya (10%)
10. Arance dall’Egitto (5%)

 “Su un totale di 2967 allarmi per irregolarità segnalate in Europa, ben 386 (15 per cento) hanno riguardato il gigante asiatico che in Italia nello stesso anno ha praticamente quintuplicato (+379%) le esportazioni di concentrato di pomodoro che hanno raggiunto circa 67 milioni di chili nel 2015, pari a circa il 10 per cento della produzione nazionale in pomodoro fresco equivalente”.

“Anche nel 2015 – ricorda ancora la Coldiretti – la Cina ha conquistato il primato nel numero di notifiche per prodotti alimentari irregolari, perché contaminati dalla presenza di microtossine, additivi e coloranti al di fuori dalle norme di legge”.

Non solo: sembra che dei cibi contaminati sia stata vittima anche la pizza. Sulla base degli studi effettuati due pizze su tre non sono a norma, soprattutto in Campania. L’utilizzo di mozzarella della Lituania, pomodori cinesi, olio tunisino e grano canadese permettono infatti di presentare un prodotto finito apparentemente di qualità, senza alcuna indicazione per il consumatore e soprattutto a basso costo.

Il mercato della pizza, in Italia,  “sforna” in tutto 1,8 miliardi all’ anno. Ogni giorno si consumano circa 5 milioni di pizze per un fatturato di 10 miliardi, ossia 200 milioni di chili di farina, 225 milioni di chili di mozzarella, 30 milioni di chili di olio di oliva e 260 milioni di chili di salsa di pomodoro. Cifre notevoli che fanno pensare a quanto economicamente si perda in questa corsa all’ ingrediente straniero. “Il riconoscimento dell’ Unesco avrebbe dunque un valore straordinario per l’Italia, dove la pizza rappresenta un simbolo dell’identità nazionale”, ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo. “E’ chiaro – ha aggiunto – che garantire l’origine nazionale degli ingredienti e le modalità di lavorazione significa difendere un pezzo della nostra storia, ma anche il suo spersi distinguere nei confronti della concorrenza sleale”.

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