giovedì, Aprile 25, 2024
HomeCronacaCronaca estera"La calce di Ulkrum" di Dario Zumkeller

“La calce di Ulkrum” di Dario Zumkeller

Nella nostra natura umana il linguaggio serve a battezzare gli oggetti, dargli un nome. Dario Zumkeller usa un linguaggio che nella forma e nella grammatica è esatto (quindi può essere letto), ma per cui il significato cambia a seconda di chi lo legge.

Zumkeller si rifà a delle frasi inserendo dei simboli che sorridono, sono tristi o piangono. Queste “faccine” vengono subito carpite dal lettore. Quindi, l’autore parte dal livello più basso della comunicazione (simboli e segni) per poi arrivare a trasmettere il significato delle sue parole attraverso i versi.

Il tempo è il vero nemico dell’uomo, un tempo che viene sprecato dal principio. Da quando il rebus alla frontiera pone una domanda al soggetto «quante incognite hanno gli oggetti? \ provano loro dei sensi di colpa?». Dieci secondi per rispondere. Le lancette scivolano veloci, non si torna indietro «Game Over \ Il Rebus mi boccia».

«Siate maledetti \ perché sono sospeso su una colonna di ghisa \ dove le beccacce non cinguettano lodi \ e non raggiungono il moksa. [….]» L’anima è prigioniera, è schiava dell’ignoranza. Prigioniera di un corpo morto, uno zombie che vaga senza meta.

Zumkeller affronta la filosofia facendosi carico di immagini, oggetti, figure e termini propri della medicina, del canto e della filosofia che giocano a dare un senso alle parole. I suoi versi scorrono veloci, quasi a formare una melodia, un canto. Lo stesso che enuncia il soggetto all’interno delle sue note.

Non c’è un nemico da combattere, una strana e archetipa questione da risolvere. E’ la battaglia dell’Io che scorre inesorabile tra i versi frustati e stanchi. « […] Verso il giorno ultimo, è il silenzio, il non esistere felice.»

Dario Zumkeller ha studiato Sociologia all’Università degli Studi di Napoli Federico II per poi conseguire un Master in Ricerca Sociale nel 2013 all’Università di Aberdeen, in Scozia. Ha vissuto per tre anni in Irlanda ed è stato successivamente uno dei fondatori dell’associazione culturale “La parola abitata”.

Federica Verdoliva
Federica Verdoliva
Voglio raccontare al mondo la verità. Voglio scrivere di tutte quelle cose che vengono nascoste. Voglio essere la voce di qualcuno. Voglio che la gente si accorga che quello che vede non è sempre realtà.
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE...

ULTIMISSIME