martedì, Marzo 19, 2024
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La Cappella Sansevero svela ai visitatori i misteri del Principe Raimondo di Sangro

La città partenopea dedica la giornata di domenica 26 Marzo a tutti coloro che non si accontentano di leggende popolari. Partendo da piazza San Domenico, in cui sorge il palazzo del Principe, si giungerà alla magica Cappella Sansevero. Si tratta di un percorso artistico singolare, che intreccia bellezze e segreti nascosti nel cuore della città.

Situata nel centro storico di Napoli, la Cappella è un omaggio alla poliedrica personalità del suo ideatore, il Principe Raimondo di Sangro. Un luogo in cui ancora aleggia simbologia massonica ed esoterica, una sorta di tempio iniziatico, ove il principe amava rifugiarsi. La Cappella è certamente nota ai più perché sede di una delle sculture più suggestive al mondo, il Cristo Velato. L’opera, realizzata nel 1753 da Giuseppe Sanmartino, per la sua straordinaria verosimiglianza ha fin da subito contribuito ad alimentare numerose leggende.

Fonte foto: Wikipedia
Fonte foto: Wikipedia

Iniziò a girare voce che lo stesso Principe avesse realizzato il sudario; si diceva che la sua trasparenza fosse il risultato di un processo alchemico di marmorizzazione. In realtà il risultato è frutto dell’estro di Sanmartino, che realizzò la statua da un unico blocco di marmo.

Agli occhi del popolo il Principe appare come uno stregone, un demoniaco alchimista che rapiva sventurati per farne cavie. Benedetto Croce ricorda come per il “popolino” Raimondo di Sangro fosse “l’incarnazione napoletana del dottor Faust […] che ha fatto il patto col diavolo, ed è divenuto un quasi diavolo esso stesso, per padroneggiare i più riposti segreti della natura”. Intellettuale ossessionato dalle scienze e dalle arti, si narra che avesse fatto uccidere dei suoi servi per imbalsamarne i corpi; che avesse ucciso sette cardinali per ricavare dalle loro ossa e dalla loro pelle altrettante sedie.

Da vero Principe anche la sua morte si narra sia stata spettacolare: in punto di morte si lasciò tagliare a pezzi da uno schiavo e riadattare in una cassa. In un tempo prefissato sarebbe balzato fuori vivo, ma qualcosa andò storto. La famiglia aprì la cassa prima del tempo; i pezzi del corpo erano ancora in ricomposizione. Il Principe tentò di sollevarsi, ma ricadde subito con un urlo di dannato.

A dare adito a queste storie sono sicuramente le “macchine anatomiche” nella cavea sotterranea.

Macchine_Anatomiche_CS_1

Le presenze più enigmatiche della Cappella realizzate tra il 1763-64 da un medico siciliano, Giuseppe Salerno per volontà del Principe alchimista. Si tratta di due scheletri veri di un uomo e una donna,ancora avvolti nella loro struttura dei vasi sanguigni. Perfettamente conservati, ancora oggi è oscuro il processo utilizzato da Raimondo di Sangro. Numerose sono le ipotesi che ruotano intorno a questa faccenda: alcuni sostengono che sia stata utilizzata una sostanza a base di mercurio che abbia “metallizzato” l’apparato circolatorio; altri credono si tratti di una ricostruzione eseguita con coloranti e cera d’api.

Un percorso culturale, dunque, tra “leggenda nera”, arte e storia che lascia sopravvivere il ricordo del Principe nella città partenopea.