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La Corte Penale Internazionale contro la devastazione del patrimonio dell’umanità. Processo storico all’Aia per la distruzione dei mausolei di Timbuctù.

 

22 Agosto 2016, si è aperto all’Aia il primo processo per distruzione del patrimonio culturale dell’umanità. L’imputato è il jihadista maliano Ahmad Al Faqi Al Mahdi, accusato di “attacchi intenzionalmente diretti” contro monumenti storici ed edifici religiosi tra il 30 giugno e il 10 luglio 2012 a Timbuctù, in Mali.

Ahmad Al Faqi Al Mahdi faceva parte dell’organizzazione Ansar Dine, braccio maliano di Al Qaeda, che nel 2012 prese il potere nel Nord del Paese. Al Mahdi, detto Abu Tourab, era il capo della Hisbah, la brigata islamica che si occupava di conformare i costumi del paese alla legge della Sharia, e in queste veste, che oggi rinnega, aveva ordinato la demolizione di nove monumenti: edifici religiosi e mausolei costruiti tra il XIII e il XVII secolo, tra i quali la moschea di Sidi Yahia. Tutti registrati dall’Unesco come patrimonio dell’umanità.

Arrestato nel 2014 dai militari francesi, non solo ha accettato le sue responsabilità, ma ha chiesto perdono al suo popolo per aver ordinato la devastazione. Un caso davvero speciale, quello di Al Mahdi: si tratta infatti del primo processo intentato contro un jihadista per distruzione del patrimonio culturale, il primo legato al conflitto scoppiato nel 2012 in Mali, ma anche il primo in cui un imputato si dichiara colpevole davanti alla Corte.

La Corte Penale Internazionale è un tribunale internazionale competente a giudicare individui che abbiano commesso gravi crimini di rilevanza internazionale come genocidio, crimini contro l’umanità e crimini di guerra. Il trattato istitutivo è stato adottato dalla Conferenza di Roma nel 1998, quando vennero istituiti dei Tribunali militari internazionali: l primo fu chiamato a giudicare nel Processo di Norimberga, mentre il secondo si occupò del Processo di Tokyo. Come tribunali militari, la loro competenza giurisdizionale si limitava ai crimini di guerra. Il tribunale di Norimberga, durante gli anni, ha pronunciato diverse sentenze, ampliando l’ambito di giurisdizione, inserendovi anche i crimini contro l’umanità e contro la pace. Non ha precedenti, quindi , il processo di oggi, che apre per l’Aia un nuovo campo giurisdizionale: i crimini sul patrimonio culturale e storico dell’umanità.

Attaccare e distruggere siti e simboli culturali e religiosi delle comunità è un attacco alla loro storia. A nessuna persona che distrugge ciò che incarna l’anima e le radici di un popolo dovrebbe essere consentito di sfuggire alla giustizia” ha dichiarato il procuratore Fatou Bensouda che segue il processo. E infatti quello che si è aperto stamattina è un dibattimento dall’altissimo valore simbolico. La stessa Irina Bokova, direttrice dell’Unesco, che ha visitato Timbuctù poche settimane fa, ha detto che “le distruzioni terribili avvenute nel Paese non possono essere dimenticate“, uspicando che il processo al jihadista maliano sia solo il primo di una lunga serie, e che sotto processo finiscano, prima o poi, anche i responsabili delle distruzioni a Palmira e in altri territori controllati dallo Stato Islamico. Mentre Bakary Camara, responsabile maliano dell’Associazione per i Diritti dell’Uomo, ricorda che i jihadisti in Mali non hanno distrutto solo monumenti ma anche vite: “bisogna perseguirli per gli stupri che hanno perpetrato, i matrimoni forzati subiti dalle bambine, gli assassinii. Tutto il Mali si aspetta giustizia da questo processo“. Al Mahdi rischia 30 anni di carcere.