sabato, Aprile 20, 2024
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La Russia a rischio default per la prima volta dopo il 1998: che succede e cosa signfica?

La principale misura utilizzata dai paesi contrari all’invasione russa in Ucraina, è stata quella delle sanzioni economiche. Queste sono un insieme di misure di restrizione o di blocco dei rapporti economici e commerciali da parte di più paesi verso un altro ritenuto colpevole di violazione del diritto internazionale. Non è la prima volta che vengono applicati tali misure nei confronti della Federazione Russa: già nel 2014 l’UE ha istituito un regime di misure restrittive contro la Russia in considerazione delle azioni  che destabilizzarono il territorio ucraino (crisi del Donbass e della Crimea).

Certamente le sanzioni emanate quest’anno sono molto più pesanti e aggressive rispetto al 2014: basti pensare che il rublo, la moneta ufficiale russa, ha subito una rapidissima svalutazione, passando da circa 90 rubli per dollaro alla quotazione odierna di 133 rubli, perdendo il 35% del suo valore, mentre l’inflazione nel paese si aggira al 20%, metà delle riserve valutarie della Banca centrale sono state congelate e decine di aziende hanno lasciato il Paese o bloccato le loro attività.

Tutto ciò ha comportato grandi problemi per il governo di Mosca, soprattuto riguardo il pagamento dei debiti statali. La Russia avrebbe circa 40 miliardi di obbligazioni denominate in valuta estera, a cui si aggiungono secondo le stime della banca d’affari Usa JpMorgan altri 100 miliardi di debiti in mano alle aziende straniere. Tra queste, i giganti del gas e del petrolio come Gazprom, Rosneft e Lukoil, con debiti per svariate decine di miliardi di dollari. Se il default dovesse concretizzarsi, in Italia si potrebbe aprire una fase di crisi: Il governo italiano si ritroverebbe a sostenere non solo i big energetici (Eni, Snam), ma anche diverse banche (Intesa, Unicredit) e molti gruppi industriali (Pirelli, Prysmian e Marcegaglia) che in passato hanno investito in Russia, aprendo anche numerose filiali.”- scrive Teleclubitalia.it.

In questa settimana scadeva il pagamento delle cedole su due bond emessi dalla Federazione russa e collocati all’estero. Gli interessi da pagare ammontano a 117 milioni di dollari e c’è un periodo di garanzia standard, cioè una sorta di tolleranza, di 30 giorni per saldare il debito con gli investitori. Il Cremlino non si è rifiutato nel pagamento, ma ha fatto sapere che pagherà in rubli, che come è stato detto in precedenza si è pesantemente svalutata, perdendo molto del suo valore.

Nella giornata di ieri, 18 marzo, la Russia è riuscita ad evitare un primo default, riuscendo a completare il pagamento in dollari delle cedole di Eurobond. Il problema sarà il pagamento delle altre obbligazioni sopracitate; visto le pesanti sanzioni che stanno condizionando l’economia e la finanza russa e con molta probabilità ne verranno introdotte anche delle altre. Un precedente di default russo si verificò già nel 1998, quando la Russia non riuscì a ripagare i propri debiti in rubli e dovette dichiarare default. L’insolvenza di uno stato è un fenomeno molto grave e pericoloso, con conseguenze disastrose: si potrebbe concretizzare il rischio di non poter assicurare ciò che lo Stato deve ai suoi cittadini o privati quali in primis interessi e montanti iniziali sui titoli di Stato, pagamento degli stipendi dei dipendenti pubblici, pagamento delle pensioni e garanzia degli ammortizzatori sociali, con effetti diretti anche sull’amministrazione pubblica ovvero possibilità di blocco dell’apparato amministrativo statale, con possibile alimentazione di crisi economica e spirale recessiva.

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