mercoledì, Aprile 24, 2024
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L’attesa del vaccino-salvezza: la formula di Oxford funziona sulle scimmie affette da Covid

La task force inglese si prepara ora alla sperimentazione sull'uomo.

Pur segnando una graduale diminuzione del numero giornaliero di nuovi casi in alcune zone del mondo, la diffusione del nuovo Coronavirus continua imperterrita, rappresentando ad oggi una grave fonte di preoccupazione sia per le autorità, sia per i civili, e molti credono che l’incubo giungerà al termine solo quando si troverà un vaccino.

Giunge però dalla Oxford University, in particolare da un gruppo di scienziati del Jenner Institute, una notizia che fa ben sperare: il loro vaccino, testato sulle scimmie, è risultato efficace. Il vantaggio che la task force di Oxford ha sugli altri team è il fatto che vaccini simili erano già stati sperimentati da loro negli scorsi anni, per neutralizzare altri tipi di Coronavirus, dimostrandosi sicuri per l’uomo, e questo ha permesso agli esperti di prepararsi per l’inizio di studi clinici di massa che il prossimo mese vedranno coinvolte più di 6.000 persone, sperando di dimostrare non solo la sua sicurezza, ma anche la sua capacità di neutralizzare il nuovo virus. Gli scienziati hanno affermato che con lo stato d’emergenza le milioni di dosi potrebbero essere disponibili già entro settembre, ossia diversi mesi in anticipo rispetto alle previsioni precedenti.

LA SPERIMENTAZIONE – La serie di esperimenti che permette d’essere ottimisti è stata condotta anche dagli scienziati del Rocky Mountain Laboratory, dell’Istituto Nazionale della Salute, in Montana. Il gruppo ha iniettato a sei scimmie macaco rhesus dosi singole del vaccino di Oxford, quindi gli animali sono stati esposti a grandi quantità del virus della pandemia, ma circa 28 giorni dopo gli esemplari erano tutti guariti.
Il successo nelle scimmie non permette però di dare per scontato lo stesso risultato nell’uomo, ma in ogni caso, come afferma il Dr. Emini, Direttore del programma vaccinale della Bill and Melinda Gates Foundation, è necessario si brevettino più varietà dello stesso vaccino, dato che alcune di esse potranno lavorare in modo più efficace su gruppi come bambini o persone anziane.

Tuttavia il processo di sperimentazione sull’uomo non è così semplice; le regole etiche, ad esempio vietano che si possano infettare i partecipanti ai test umani con una malattia grave, e dunque l’unico modo per dimostrare il successo del vaccino è quello di inoculare le persone in un luogo in cui il virus si sta diffondendo naturalmente attorno a loro, e paradossalmente, se il numero di contagi giornaliero in Gran Bretagna continua a scendere, il processo potrebbe non funzionare e il vaccino potrebbe non dimostrare di fare la differenza, dato che i partecipanti che hanno ricevuto un placebo potrebbero non risultare più infetti, allo stesso modo di coloro a cui è stato somministrato il vaccino reale.

Gli sforzi e la crescente voglia di rivincita del Jenner Institute sono nati in seguito al fatto che un loro precedente vaccino aveva fallito negli anni passati contro un diverso flagello, la malaria. Sulla base della passata esperienza, infatti, stavolta gli specialisti hanno utilizzato una tecnologia diversa rispetto alla solita con la quale funziona un vaccino: quella classica usa una versione indebolita di un virus per innescare una risposta immunitaria nel paziente; nel caso del gruppo di Oxford, invece, un virus diverso da quello che si vuole contrastare viene modificato prima per neutralizzare i suoi effetti, e poi per imitare un secondo virus bersaglio, in questo caso il virus da Covid-19. Iniettato nel sangue, il primo vaccino può indurre il sistema immunitario a combattere e uccidere la malattia bersaglio, fornendo una decisiva protezione.

Sara Leombruno
Sara Leombruno
Sara Leombruno, 1997, nata a Giugliano in Campania (NA). Laureata in Lingue, lettere e culture dell'Europa e studentessa presso la Facoltà di Editoria e giornalismo all'Università di Verona.
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