martedì, Marzo 19, 2024
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L’esercito americano armerà i curdi siriani, nonostante le obiezioni di Ankara

L’esercito americano armerà i curdi siriani con equipaggiamento pesante, per favorire la loro partecipazione alle operazioni militari contro il sedicente Stato Islamico, al fine di farne cadere la sua roccaforte e capitale, Raqqa.

La decisione è stata approvata dal presidente degli Stati Uniti, Donald J. Trump, nonostante le obiezioni dell’alleata Turchia e dopo molte discussioni sull’opportunità, o meno, del provvedimento. L’Y.P.G. (Yekîneyên Parastina Gel, ovvero unità di protezione popolare), è l’esercito nazionale del Kurdistan Siriano. Composto da molti combattenti esperti, e dunque preziosi per le operazioni di terra contro l’Isis, è riuscito, in questi anni di guerra, a bloccarne l’avanzata ed anche a riconquistare diverse città e porzioni di territorio.

L’esercito del Rojava (Kurdistan Siriano), però, è inviso al governo di Recep Tayyip Erdogan, poiché, secondo Ankara, esso avrebbe legami col PKK, il partito dei lavoratori del Kurdistan Turco, da anni in guerra con la Turchia e considerato da questa (e dagli Stati Uniti) come un’organizzazione terroristica.

Nonostante questo, con l’avallo di Trump, l’esercito americano armerà i curdi siriani con missili anticarro, mitragliatrici pesanti, mortai e veicoli blindati, per far sì che possano prendere parte in modo efficace all’assalto finale contro Raqqa, la capitale dell’Isis in Siria, che nell’ultimo periodo è stata fortificata e le cui milizie sono bene equipaggiate.

Il governo americano si è detto consapevole dei timori dell’alleato turco e si è impegnato a fornire ai curdi solo le munizioni indispensabili per le operazioni. Tuttavia, è indubbio che negli ultimi mesi l’amministrazione americana e le forze curde abbiano operato a stretto contatto ed efficacemente e che i curdi siriani abbiano goduto dell’ “ombrello” americano, per riparasi dalle operazioni militari di Ankara nella zona.

In giallo, le zone di influenza curde in Iraq e in Siria e i territori da loro protetti e/o liberati, Di BlueHypercane761, licenza wikimedia.commons
In giallo, le zone di influenza curde in Iraq e in Siria e i territori da loro protetti e/o liberati, Di BlueHypercane761, licenza wikimedia.commons

Non è da nascondere, infatti, che sia in Iraq, sia in Siria, i curdi sperano di poter ottenere finalmente la tanto agognata indipendenza. Se quest’anno i curdi iracheni si sono impegnati a tenere un referendum per creare un proprio stato, scelta ritenuta infelice da Baghdad, dall’Iran e dalla Turchia, i loro fratelli siriani hanno dichiarato l’autonomia nel nord della Siria ed hanno esteso la loro zona di influenza, con la speranza dichiarata di unire il Rojava al cantone di Efrin, per poi trovare successivamente uno sbocco sul mar Mediterraneo. Le ultime mosse degli Stati Uniti sembrerebbero galvanizzare le speranze dell’Y.P.G. e preoccupare molto Ankara.

Erdogan sarà in visita a Washington verso la metà di maggio e discuterà anche di questi temi con il presidente americano Trump.