L’ultima mossa di Unicredit, che ha lanciato un’offerta pubblica di scambio volontaria su Banco BPM per un valore complessivo di 10,1 miliardi di euro, ha suscitato preoccupazioni tra le istituzioni italiane e sollevato un acceso dibattito politico. L’offerta, che prevede un corrispettivo interamente in azioni, ha suscitato reazioni contrastanti, in particolare da parte di esponenti del governo, preoccupati per il possibile impatto sull’equilibrio del sistema bancario italiano.
Matteo Salvini, leader della Lega, ha sollevato dubbi circa la possibilità che qualcuno stia cercando di bloccare l’accordo tra Banco BPM e Monte dei Paschi, due istituti bancari italiani che, secondo il politico, potrebbero dare vita a un “terzo polo bancario” nazionale.
Il vicepremier ha chiesto alla Banca d’Italia di intervenire per monitorare la situazione e garantire che l’operazione si svolga nel rispetto degli interessi del sistema bancario italiano. Secondo Salvini, ci sarebbe il rischio che forze esterne all’Italia cerchino di ostacolare l’unione di Banco BPM e MPS per favorire altre realtà bancarie internazionali.
L’offerta di Unicredit, che punta a diventare il terzo gruppo bancario europeo per capitalizzazione, mira a consolidare ulteriormente la posizione della banca nel mercato italiano. Il piano di fusione, che avrebbe un forte impatto strategico, ha suscitato anche la preoccupazione di alcuni membri del governo italiano.
Giancarlo Giorgetti, ministro dell’Economia, ha confermato che l’operazione è stata “comunicata ma non concordata” con l’esecutivo. Tuttavia, ha sottolineato che il governo eserciterà i suoi diritti attraverso il meccanismo del “golden power”, che consente allo Stato di bloccare operazioni considerate strategiche per l’economia nazionale.
Dal punto di vista di Unicredit, l’integrazione con Banco BPM rappresenta una grande opportunità di crescita, con l’obiettivo di rafforzare la presenza della banca in Italia e in Europa. Il CEO Andrea Orcel ha dichiarato che l’operazione porterà vantaggi sia a livello operativo che finanziario, migliorando l’efficienza e la posizione di capitale del gruppo risultante.
Unicredit ha fissato il termine di 20 giorni per la presentazione del documento di offerta alla Consob e ha delineato le tappe successive: l’approvazione da parte delle autorità italiane ed europee, l’assemblea straordinaria dei soci prevista per aprile 2025 e la conclusione dell’operazione a metà del 2025. Tuttavia, la realizzazione dell’offerta dipenderà dall’approvazione delle autorità competenti e dal via libera da parte dei soci.
L’operazione potrebbe avere ripercussioni significative sul panorama bancario europeo, dove la concentrazione sta aumentando. Se completata, questa fusione creerebbe una realtà di dimensioni tali da renderla una delle banche più potenti del continente. Tuttavia, l’idea di una concentrazione maggiore nel settore bancario non è vista positivamente da tutti. Alcuni temono che l’operazione possa ridurre la competitività nel settore, con conseguenti effetti negativi sui consumatori.
In un momento in cui la Banca Centrale Europea spinge per una maggiore concentrazione nel settore bancario, questa operazione potrebbe segnare un cambiamento decisivo nel panorama bancario italiano ed europeo. Ma le preoccupazioni politiche e le valutazioni delle autorità italiane potrebbero influenzare significativamente il futuro di questa operazione.