Marc Marquez, alla fine di una gara, il gp della Malesia, che farà discutere ancora per molto tempo, ha detto che bisogna stare attenti a certi atteggiamenti perché quando si corre così forte, si rischia la pelle.
Giusto. Se non fosse che lo spagnolo è sceso in pista, non tanto per vincere, ma per far perdere Rossi. Farlo perdere, o farlo cadere. Del resto, lo ha aspettato, gli si è attaccato addosso e non lo ha più mollato. Non c’era un vero motivo, sportivo s’intende, perché Marc Marquez quest’anno non è mai stato davanti nel mondiale, e alla penultima gara non aveva niente da vincere.
E’ sicuramente vero che Rossi ha commesso, quello che nel gergo calcistico definiremmo un fallo, e che sia di reazione, conta poco. Ma è altrettanto vero che lo spagnolo ha perseverato in una condotta di gara al limite dell’insopportabile. Sarebbe potuto cadere Rossi, o sarebbero potuti cadere entrambi. La moto Gp, non è come la Formula 1, dove è possibile aspettare un rallentamento in curva, tamponare la macchina avversaria e metterla fuorigioco, con le moto non si rallenta quasi mai, il rischio di giocarsi la pelle è persino più alto.
Normale che se un avversario continui a venirti addosso, tu cerchi di allontanarlo, anche con una spinta.
Ma lo sport è spettacolo, e succede, è sanzionabile, solo quello che si vede, quello che è evidente e può fungere da cattivo esempio.
Adesso Valentino Rossi si giocherà tutto alla disperata nell’ultima gara, a Valencia. Probabilmente non riuscirà nell’impresa di vincere il decimo titolo iridato, ma questo Mondiale resterà alla storia come quello che fu deciso dall’uomo che non lo avrebbe vinto mai.