Recentemente è tornato su YouTube e su Spotify, Marco Carta. Ex vincitore di Amici, il cantante negli ultimi anni è spesso finito al centro dell’attenzione. Oltre alla musica, Carta ha ammesso in una lunga intervista a Vanity Fair di avere altri sogni. Tra i desideri dell’artista, infatti, c’è quello di convolare a nozze con lo storico compagno Sirio e di diventare padre.
MATRIMONIO E PATERNITÀ – Da anni felicemente innamorato, Marco Carta è pronto a fare il grande passo con lo Sirio, suo compagno da anni. È stato proprio rivelando la sua relazione che il cantante ha voluto fare coming out. Riguardo proprio questa scelta, Marco ha spiegato:
“Mi faceva soffrire l’idea di dovermi nascondere, di non poter camminare mano nella mano con il mio fidanzato, con il quale a ottobre festeggio i sette anni d’amore. Non mi è mai interessato presentarmi al Muccassassina urlando: “Sono gay”. Volevo solo vivere con normalità il mio rapporto”.
Felice e innamoratissimo al fianco del suo compagno, Marco è pronto a sposarlo. Il loro matrimonio, però, avverrà solo una volta dopo la fine dell’emergenza: “Vorrei ricordarmi il giorno delle mie nozze per tutta la vita, festeggiare con gli amici e una serenità che sia vera e totalizzante”.
Oltre a fare il grande passo, un altro grande sogno del cantante è quello di diventare padre. Parlando di questo desiderio, Carta ha ribadito l’impossibilità, per le coppie omosessuali, di poter diventare genitori:
“Trovo triste che in Italia una coppia omosessuale non possa avere un figlio. L’utero in affitto è una pratica molto lontana dallo spirito ecclesiastico che ha l’italiano, e lo capisco. Però, ci sono migliaia di bambini che crescono senza genitori, in orfanotrofi. Mi chiedo perché non dar loro due papà”.
Oltre all’adozione, a Marco piacerebbe dare alla luce un figlio con l’utero in affitto. Riguardo il nome di questa pratica, l’artista ha ammesso di trovarlo disumano, spiegando: “Non la trovo disumana, se all’origine c’è l’atto consapevole e compassionevole di una donna, che decide di aiutare un amico, un familiare, un estraneo. Lo sfruttamento, quello e solo quello, è da condannare“.