È stata trasmessa oggi la seconda parte di Leaving Neverland, il controverso docufilm diretto da Dan Reed.
A dieci anni dalla tragica e prematura scomparsa della stella del pop, avvenuta nel 2009, un altro evento metterebbe ancora più in ombra la figura del cantante.
Il documentario già trasmesso in anteprima al Sundance Festival 2019, è incentrato sui presunti abusi sessuali avvenuti nei confronti di Wade Robson e James Safechuck, che all’epoca dei fatti avevano 7 e 10 anni.
Non sono mancate, però, le proteste e le critiche che avrebbero etichettato Leaving Neverland come un mockumentary, ovvero un’opera che si presenta come per stile e taglio a un documentario, ma dove i fatti narrati sono inventati.
A sostenere questa accusa ci sarebbe la mancanza di prove concrete che diano credibilità alle testimonianze di Robson e Safechuck.
Marcos Cabotà, un regista presente alla prima, ha affermato: “Dopo aver assistito alla prima, è evidente che si tratti di un mockumentary invece di un documentario. Non riesco a credere a una sola parola delle due “vittime”. Cattiva recitazione. A volte, vergognosa. La regia e i testi sono addirittura peggio. 1/10″.
Il nipote della star, Taj Jackson, ha promosso una campagna di crowfunding per la realizzazione di un documentario in risposta a Leaving Neverland per difendere la reputazione del defunto cantante.
Nonostante le critiche, il documentario continua ad essere trasmesso, portando nuovi guai alla famiglia Jackson.
