sabato, Aprile 20, 2024
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Migranti in Sicilia: una lunga attesa

Nei giorni scorsi è tornato centrale il tema dell’immigrazione e degli sbarchi. Sono quattro le navi umanitarie, cariche di circa un migliaio di migranti in  attesa nei porti siciliani: l’Ocean Viking della Sos Méditerranée, l’Umanity One della Sos Humanity, la Geo Barents di Medici senza frontiere e la Rise Above della Mission Lifeline, rispettivamente con 234, 179, 572 e 90 persone a bordo. Le quattro navi battono bandiera norvegese o tedesca.

Sono giornate complicate per il nuovo governo che da subito si è imposto seguendo una linea ferma, promossa dai ministri Piantedosi, Crosetto e Salvini: garanzia di interventi di immediata assistenza per le persone in difficoltà, con urgenze e fragilità; stop a tutti gli altri ‘passeggeri’ e invito alle navi di abbandonare le acque territoriali. In questi giorni è stata fatta scendere circa la metà di tutte le persone considerate a rischio salute, tra minori, donne incinte e malati.

Nel lungo dibattito che si sta animando, gli Stati interessati si sono passati la palla, nicchiando e deresponsabilizzandosi. Dalla Commissione Europea arrivano solo commenti umanitari che invocano il dovere morale e il diritto internazionale. La Francia si è mostrata disponibile ad accogliere parte dei migranti della Ocean Viking.

Il nodo è sempre il solito, da anni: Lampedusa, la Sicilia in generale, non può essere considerata il confine della sola Italia ma di tutti gli Stati europei. Le questioni sulle quali si dibatte sono diverse: se una nave ONG batte bandiera straniera deve esserne responsabile lo Stato interessato? E i codici della navigazione? E il diritto dell’individuo? E le convenzioni e le leggi non scritte? Le soluzioni diventano sempre più complesse…

«Cosa lo spinge? Cosa lo attrae? Cosa muove questa crociata di bambini e ragazzini verso le porte dell’Europa a lungo sognate?» si interrogava Alessandro Leogrande nel libro La frontiera, analizzando quanto fosse lunga e complessa la traversata, fatta di precarietà, di schiavitù. È un esodo che cammina singhiozzando lungo il filo dell’incertezza, e tutto questo non va mai dimenticato. Al contempo è doveroso, nel rispetto del cittadino e della comunità, che le leggi dello Stato vengano rispettate e che gli accordi europei siano mantenuti, con tutti gli oneri e gli onori del caso.

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