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Milano omaggia Andy Warhol a trent’anni dal suo addio

Trent’anni fa moriva l’artista statunitense Andy Warhol. In occasione dell’anniversario della sua scomparsa è stata indetta una mostra nel Museo del Novecento in Piazza del Duomo, Milano. L’evento avrà una durata di circa due mesi a partire da oggi 24 marzo fino al 18 maggio 2017. In tale occasione sarà esposta al pubblico una delle sue più celebri opere, Sixty Last Suppers.

Il capolavoro fu realizzato nel 1968 e appare come una reinterpretazione di un’illustre opera di Leonardo Da Vinci, l’Ultima cena. L’artista, fondatore della pop art americana, riporta il suo gusto seriale in una società che da essa trae linfa vitale. Sfruttando una teoria sociologica tipicamente benjaminiana, tenta di demistificare l’opera d’arte intesa come “pezzo unico”.

Dal saggio di Benjamin, L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica, Warhol sembra fare tesoro di un concetto fondamentale, la base su cui si fonda la società di massa americana: la serialità. Agli albori della sua carriera rivestì il ruolo di grafico pubblicitario per grandi testate giornalistiche, quali Vogue, Glamour. Ciò implica una sua inevitabile partecipazione e conformazione alla cosiddetta “società d’immagine”, che non lascia spazio al prodotto d’artigianato.

Spinto da tendenze anticonformiste, non è per caso che l’artista abbia optato per una delle opere più conosciute al mondo da riproporre in chiave moderna. La sua scelta ricade per l’appunto sull’eminenza del più grande dei maestri del Rinascimento, Leonardo Da Vinci. Con le sue “sessanta ultime cene”, egli esprime in chiave visiva la rivoluzione tecnologica che ha colpito anche l’arte. L’opera nella sua totalità ha perso quell’antica aura che rendeva unico il singolo pezzo. E’ giunto il momento di manifestare una nuova arte, anzi di rendere essa stessa un prodotto dell’odierna società di massa.

 

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