Dall’Ospedale Sacco di Milano è arrivata in mattinata la triste notizia della morte del premio Nobel Dario Fo. Giunto all’età di 90 anni, Fo era in questi giorni ricoverato in ospedale per problemi respiratori, così gravi da averlo portato alla morte.
Ricordiamo il maestro, pittore, drammaturgo, sceneggiatore, regista, attore, scrittore e illustratore in questo articolo, per onorare la carriera di questo grande uomo e artista della letteratura.
Era il 1950 quando un giovane dall’aspetto astuto cominciò a lavorare alla RAI, come attore e ideatori di testi satirici. Così si aprì la carriera dell’allora giovane Dario Fo che quattro anni più tardi sposò l’attrice Franca Rame (sua compagna di vita e di carriera) a Milano lì dove è nato e vissuto per poi partire alla volta della capitale. Roma regalò a Fo la nascita del suo primo genito Jacopo, nello stesso anno Fo assieme al collega Franco Parenti diresse un varietà “Non si vive di solo pane”.
Fu nel 1962 che Dario e la moglie crearono la compagnia “Dario Fo-Franca Rame” facendo nascere così “Canzonissima”, per poi spostarsi più tardi al teatro a causa delle censure. Nel 68, di fatti creò una compagnia teatrale ed esordì poco più tardi nella famosa “giullarata” in “Mistero buffo” che fu pubblicato solo nel 1973 dalla case editrice Bertani.
Negli anni 90 si prodiga in Tv in commedie come “I Promessi Sposi” in cui interpreta “l’azzecca garbugli”. Nel 97 riceve il premio Nobel per la letteratura, a cui lo stesso Fo commentò “Premiando me, hanno voluto premiare la gente di teatro”.
Nel 1999 ha ricevuto laurea ad honoris causa dall’università Wolverhampton (prima di lui solo due autori italiani l’avevano ricevuta Pirandello e de Filippo). Poco più di due anni fa ha pubblicato “Un uomo bruciato vivo” e successivamente “C’è un re pazzo in Danimarca” sue ultime opere prima di andare via e raggiungere la moglie scomparsa nel lontano 2013.
“La risata, il divertimento liberatorio sta proprio nello scoprire che il contrario sta in piedi meglio del luogo comune… anzi, è più vero… o almeno, più credibile”. Dario Fo
