Il “capo dei capi” Totò Riina è morto nella notte tra giovedì 16 e venedì 17 novembre presso il reparto detenuti dell’ospedale di Parma. Il boss, che si è spento poche ore dopo aver compiuto 87 anni, era malato da anni e nelle scorse settimane era stato sottoposto a due operazioni, entrando in coma dopo l’ultimo intervento.
In regime di detenzione al 41 bis da 24 anni, Riina stava scontando 26 condanne all’ergastolo per decine di omicidi e stragi, tra cui gli attentati del ’92 in cui persero la vita Falcone e Borsellino, e nonostante la detenzione era ancora considerato dagli inquirenti come il boss di Cosa nostra. L’uomo non ha mai mostrato segni di pentimento e ancora pochi mesi fa affermava di essere disposto a scontare “anche 3000 anni di carcere”, rivendicando in un dialogo con la moglie il suo ruolo nell’organizzazione criminale.
Il peggioramento delle sue condizioni di salute negli ultimi tempi aveva indotto i legali a chiedere un differimento di pena che il tribunale di Sorveglianza di Bologna aveva però respinto. Nelle ore antecedenti la morte, a fronte delle disperate condizioni in cui versava Riina, il ministro della Giustizia ha concesso ai suoi familiari un incontro straordinario.
La figlia del boss chiede silenzio tramite i propri canali social, ma è già polemica per le numerose pagine di commiato e i tanti messaggi di condoglianze che già proliferano online.
Il ministro degli Esteri Angelino Alfano ha dichiarato “Ora l’Italia è un posto migliore. Il mio pensiero va a tutte le vittime e le loro famiglie“.