“Mutazione giapponese”: nuova variante del COVID-19, parla Takaji Wakita

0
Mutazione giapponese
Tokyo, Fonte Wikimedia Commons

Dopo due varianti ormai ben note al pubblico, è arrivato il turno del Giappone. Una “mutazione giapponese” del COVID-19 è infatti stata scoperta recentemente. Ma sarà pericolosa quanto le altre due? A tale domanda cerca di rispondere Takaji Wakita, direttore sanitario del National Institute of Infectious.

LE ORIGINI DELLA VARIANTE – Le mutazioni precedenti quella giapponese sono quella inglese, la cui particolarità è di diffondersi in maniera allarmante, e quella sudafricana apparentemente resistente al vaccino. Ora la preoccupazione principale di Wakita è che questa nuova variante possa agire similmente a quelle sopra descritte.

Dai primi riscontri sembra che, a parte qualche somiglianza, tale ceppo presenti sostanzialmente grandi differenze con quello inglese e sudafricano. Non ci è dato sapere molto di più, se non le origini di questa scoperta.

Siamo nel 2 gennaio 2021 e 4 viaggiatori risultano positivi al tampone, poco prima dell’arrivo all’aeroporto Haneda di Tokyo. Il primo ha 40 anni e viene subito ricoverato in ospedale in quanto vittima di problemi respiratori. Il secondo, così come il terzo, presentano sintomi di mal di gola e febbre. Infine il quarto, il più giovane di tutti, sembra essere asintomatico. Il tutto ha luogo mentre ritornano da un viaggio in Brasile.

STUDI NECESSARI – Wakita afferma anche che eventuali evoluzioni del virus sono assolutamente prevedibili, ma soprattutto normali. Inoltre non tutte rappresentano necessariamente un rischio per l’uomo. Ma per accertarsene bisogna approfondire gli studi sulla mutazione giapponese così come le altre che la precedono e seguiranno. Di questa opinione è il direttore del Genomics UK Consortium (COG-UK), Sharon Peacock.

Questo perché la proteina Spike, attraverso la quale il COVID-19 si lega alle cellule umane, è già mutata 4mila volte. La mutazione più importante è quella inglese (B.1.1.7). Servono quindi ulteriori ricerche per valutare al meglio quale ceppo possa o meno rappresentare un pericolo.