L’ospedale “Domenico Cotugno”, uno dei nosocomi più importanti della città, lancia l’allarme: i posti in rianimazione sono tutti occupati. E non andrebbe meglio neppure nel reparto dedicato alla medio-bassa emergenza Covid, ottenuto dall’unione di una degenza e di alcuni posti letto del pronto soccorso. Anche in quest’ultimo trovare una postazione per le cure del coronavirus è diventata una vera rarità.
L’emergenza Covid-19 in Campania continua a mietere vittime e interessare ad oggi ancora centinaia di persone su tutto il territorio regionale. L’anno e mezzo passato seguendo le norme di distanziamento sociale, uso della mascherina – talvolta anche all’aperto – e lockdown per bar, ristoranti, cinema e discoteche non sembra aver avuto l’effetto sperato e molti, soprattutto giovani, iniziano a risentire della cosiddetta quarta ondata, finendo per occupare tutti i posti messi a disposizione negli ospedali campani.
Secondo le ultime stime, infatti, i nuovi avventori dei nosocomi territoriali risponderebbero all’identikit di giovani che hanno rifiutato ogni forma di profilassi per la difesa dal coronavirus. Gli stessi che da qualche mese hanno però iniziato a spostarsi sempre più di frequente per tornare a vivere una vita relativamente normale frequentando locali, cinema, palestre, stadi e palazzetti dello sport.
Dai reparti del Cotugno giunge, dunque, l’allarme a tutta la sanità campana. Il Covid continua a mordere alle caviglie e in maniera sempre più severa tanto che anche nei reparti di degenza al momento stanzierebbero anche pazienti intubati tenuti in coma farmacologico con la diagnosi di polmonite interstiziale bilaterale. A sconvolgere però è l’età dei nuovi accessi, tutti tra i 28 e i 42 anni.
Anche in terapia sub-intensiva le cose iniziano a mettersi male. Ad oggi su 32 letti disponibili soltanto 4 sarebbero ancora vuoti. L’ultimo è stato occupato qualche giorno fa da un diciassettenne di Napoli, arrivato al pronto soccorso con dispnea e dolori toracici e articolari. Le condizioni del ragazzo sono state immediatamente stabilizzate ma la prognosi rimane comunque particolarmente complicata.