Napoli, pena di otto anni per Antonio Caliendo

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La gettò a terra e le diede un calcio così forte da spappolargli la milza. E’ la storia di Rosaria Aprea, la miss bellezza campana, e del suo fidanzato Antonio Caliendo. La vicenda risale al 12 Maggio 2013. Oggi la Cassazione ha confermato la sua condanna di otto anni.

Antonio aveva agito per gelosia. Una gelosia che  già la Corte di Appello di Napoli, il 13 maggio del 2015, aveva definito come punitiva e abietta. Nonostante ciò la difesa ha tentato di ottenere una riduzione della condanna. La difesa di Caliendo si è lamentata per l’entità della pena e ha chiesto che la gelosia punitiva dell’imputato non fosse considerata come un motivo futile e abietto che costituisce un aggravante. Piuttosto come un gelosia “pura” che seppur collegata «ad un abnorme desiderio di vita in comune» non aggrava i comportamenti dolosi.

Secondo la Cassazione, invece, la Corte di Appello ha dato atto in maniera esauriente delle ragioni per cui nel caso concreto la gelosia doveva essere intesa come punitiva. L’imputato ha picchiato più volte la sua ragazza e ha avuto nei suoi confronti un «atteggiamento ossessivo che per un consistente periodo aveva impedito alla donna di avere relazioni sociali, di frequentare amiche» e di partecipare ad un concorso di bellezza. La terribili modalità dell’aggressione e i precedenti hanno portato la Corte di Appello a ritenere che tali comportamenti «potevano appartenere solo a chi si fosse sentito, in sostanza, padrone della persona oggetto del suo desiderio».

A ciò la Cassazione aggiunge che Caliendo dopo aver picchiato la ragazza, l’ha abbandonata al suolo nonostante fosse molto dolorante. L’ombra del rimorso non si è manifestata neanche nei giorni successivi e, infatti, non ha risarcito la donna in nessun modo. Per tali motivi La Cassazione ha deciso di non concedere le attenuanti generiche e ha stabilito la pena di otto anni, quasi il massimo consentito dalla legge.