sabato, Aprile 20, 2024
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NBA: dominano Cavaliers e Spurs, flop Warriors

L’attesa è finita, sono invece tornate le notti insonni per gli appassionati italiani che seguono la NBA. Tre mesi dopo la clamorosa stoppata di Lebron James ai danni di Iguodala e la successiva tripla di kyrie Irving che hanno regalato il primo titolo della storia ai Cleveland Cavaliers, si riapre la caccia all’anello. E ad aprire le danze sono state proprio le due finaliste della scorsa stagione:i campioni in carica dei Cavaliers hanno ospitato gli attesissimi New York Knicks (ore 1.30 italiane), a seguire Utah JazzPortland Trail Blazers (ore 4.00), per concludere in bellezza con la super sfida tra la corazzata Golden State Warriors e i San Antonio Spurs del “dopo Duncan” (ore 4.30).

NEW YORK KNICKS 88 – 117 CLEVELAND CAVALIERS

Quintetto iniziale:

NYK: Rose, Lee, Anthony, Porzingis, Noah.

CAV: Irving, Smith, James, Love, Thompson.

Nuova stagione, stesso Lebron. Al “Re” bastano soli 32 minuti di gioco per condurre i suoi alla vittoria con una strepitosa tripla doppia (19 punti, 14 assist, 11 rimbalzi), la 43esima della sua carriera e la prima in una gara inaugurale. Come se non bastasse ripete la stessa stoppata vista in gara 7 delle Finals, questa volta però la vittima è il malcapitato Lee. I Knicks riescono a reggere fino al secondo quarto (terminato 48-45 per Cleveland) grazie ad un buon avvio di Carmelo Anthony (che finirà la gara con 19 punti) e Derrick Rose (17 punti e un solo assist). Nel terzo quarto ci pensa Kyrie Irving a spezzare l’equilibrio della gara. Il 24enne è letale dal perimetro come dimostra la serie di triple “in faccia” a Porzingis, non uno dei più bassi. Gli uomini di coach Lue hanno ricominciato là dove avevano terminato la scorsa stagione ribadendo, se ce ne fosse bisogno, che non mancano affatto le motivazioni per il “repeat”.

UTAH JAZZ 104 – 113 PORTLAND TRAIL BLAZERS

Quintetto iniziale:

UTA: Hill, Hood, Diaw, Johnson, Gobert.

POR: Lillard, McCollum, Aminu, Harkless, Plumlee.

Alla domanda di un giornalista su quale fosse il suo obiettivo per questa stagione, Damian Lillard ha risposto sicuro:”Voglio essere l’MVP”. In effetti il nativo di Oakland si è messo all’opera già da questa notte dando sfogo ad una prestazione eccezionale da 39 punti, 9 rimbalzi e 6 assist. Ottima gara anche per McCollum (25 punti), autore di un tripla importante quando Portland era sotto di tre punti a cinque minuti dalla fine. Johnson (29 punti) e Hood (26) hanno cercato di tenere a galla gli Utah, orfani di Gordon Hayward, ma è difficile per chiunque battere un Lillard del genere.

SAN ANTONIO SPURS 129 – 100 GOLDEN STATE WARRIORS

Quintetto iniziale:

SAS: Parker, Anderson, Leonard, Aldridge, Gasol.

GSW: Curry, Thompson, Durant, Green, Pachulia.

Per entrambe le squadre si tratta di una nuova era. Gli Spurs devono affrontare il “dopo Duncan” e si affidano al futuro che si chiama Leonard. Quelli della Baia, con l’innesto di Kevin Durant, sono sulla carta considerati imbattibili. La sfida di questa notte ha dimostrato il contrario. La paura era che con così tanti talenti, soprattutto se “tiratori puri”, sarebbe stato difficile trovare un sistema di gioco che soddisfacesse tutti. I timori non erano del tutto infondati, Warriors a intermittenza: buona la prestazione di Durant (27 punti, 10 rimbalzi), molti gli errori di Stephen Curry (26 punti con 3/10 da tre), assenti Klay Thompson (11 punti e 5/13 dal campo) e Pachulia (soli 2 punti). Se da una parte hanno deluso gli uomini di Steve Kerr, dall’altra il bel gioco di Popovich ha dato i suoi frutti. L’MVP della serata è Kawhi Leonard, che con 35 punti (15/15 ai liberi) ha toccato questa notte il suo career high. A fargli da supporto c’è stato LaMarcus Aldridge (26 punti, 14 rimbalzi). La giocata della serata porta la firma di Jonathon Simmons (20 punti), autore di una stoppata da standing ovation su un Curry lanciatissimo a canestro. L’unico sottotono della squadra texana è stato Pau Gasol (per lui solo 2 punti con 20 minuti giocati). Il messaggio mandato dagli Spurs è chiaro: la caccia al titolo non è solo una questione tra Warriors e Cavaliers.

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