martedì, Marzo 19, 2024
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Nicol: “la voglia è quella di raccontare la mia storia” – MUSIK TALK

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In questa quarta puntata di MUSIC TALK, abbiamo avuto il piacere di intervistare una giovanissima cantautrice, NICOL. Con lei abbiamo approfondito informazioni circa il suo processo creativo e la sua anima artistica e abbiamo sviscerato i suoi brani per capirne l’essenza più profonda. Per chi ha piacere di scoprire di più circa la musica di NICOL… buona lettura!
1. Ciao NICOL (senza E – cosi recita il suo nickname di instagram) per chi ancora tra i nostri lettori non ti conosce, presentati.
Ciao! Sono Nicol e sono una cantautrice di Vicenza, classe 99.
2. Come nasce il tuo percorso musicale? Quando hai deciso che sarebbe diventato questo il tuo lavoro?
A cinque anni per il compleanno ho chiesto una chitarra, ho preso lezioni per un anno circa ma non è stato amore a prima vista.
A 16 anni ho ripreso in mano la stessa chitarra dentro la mia camera e ho capito molto presto che cantare le canzoni degli altri era divertente ma mi stava stretto. Ho iniziato a scrivere in inglese all’inizio, un anno dopo ho capito che il mio messaggio doveva arrivare a quante più persone possibili, da qui la scelta di cominciare a scrivere in italiano.
Ho capito che sarebbe diventato il mio lavoro quando ho percepito che il mio messaggio avrebbe potuto aiutare qualcuno.
3. Domanda che non può mancare a “Music Talk”, ci dici 3 album che ti hanno cambiato la vita?
Il primo album che mi ha cambiato la vita è stato “The wall”, ricordo che quando suonava nel mio vecchio stereo della mia prima casa scendevo tutte le scale di corsa per arrivare in salotto e cantare a squarciagola parole in inglese che, vista la tenera età, non conoscevo ancora.
Il secondo album di cui vorrei parlare è il primo che io abbia totalmente scelto a mio gusto personale, che non deriva da mode o influenze dei miei genitori ed è “I Love You” dei The Neighbourhood. Non ho mai perso nemmeno un loro concerto in Italia! E ho ancora i biglietti per l’ultimo, che è stato rinviato a causa della pandemia.
Il terzo album che non potrei fare a meno di citare è “Graduation” di Kanye West. La forza che è in grado di trasmettermi quell’album è fuori dal comune. Nelle sfide più dure della mia vita la colonna sonora sarà per sempre: “Stronger”. Ha saputo tirarmi dei grandi schiaffi fino a riportami in piedi sulle mie gambe molte volte.
4. Parliamo ora della tua musica più nel dettaglio. Anche se ormai le etichette di genere sono cosa passata, ti piace collocarti in un panorama musicale specifico? E ancora… ci sono generi che ancora non hai sperimentato ma che ti interesserebbero? 
L’unica etichetta che posso darmi è quella di cantautrice. Non voglio limitarmi e classificarmi dentro qualcosa che probabilmente non ha ancora un nome. Sono certa che la mia generazione sta portando avanti una nuova era musicale e sapere di vivere questo momento dal mio piccolo come parte attiva mi emoziona.
La musica è interessante sotto ogni aspetto, dalla musica classica alla musica techno io vorrei affogarci dentro.
5. Parlando del tuo primo singolo “Ritornerai”, come nasce? Se tu potessi “ritornare” indietro c’è qualcosa che cambieresti nelle tue scelte musicali fatte fin ora?
“Ritornerai” nasce dalla fusione della paura di perdere qualcuno e la forza di dovergli chiedere di restare. Sapevo benissimo che non sarebbe tornato nessuno, ma soffocare le mie emozioni mi avrebbe solo fatto ricordare in futuro che non ci avevo nemmeno provato, e non avevo lottato abbastanza. A volte non è importante il risultato ma il passaggio mentale che ti porta a sviluppare la tua forza interiore mentre provi ad arrivare dove vorresti.
No, proprio per questo, non cambierei nulla. Ciò che sono oggi musicalmente è frutto di ciò che sono stata prima.
Fonte: foto autorizzata alla pubblicazione da Nicol
 6. Quali elementi non devono mancare nella tua crescita artistica, partita da “Ritornerai” e che continua con il nuovo singolo “Pupille”?
Vivere. Per continuare a  scrivere devo vivere. Ho tante cose nel cassetto ma prima o poi potrà svuotarsi. Chi parla della propria storia ha bisogno di vivere la propria storia intensamente ogni giorno per raccontarla in modo altrettanto vivo nei propri testi.
Mi mancano tante cose della vita di prima, ma il mio forte è anche trovare degli escamotage per sostituire ciò che oggi non è possibile vivere. Metto in primo piano la salute perché mi sento responsabile nei confronti dell’umanità, responsabile esattamente come quando voglio far passare un messaggio attraverso la musica per essere più vicino a qualcuno. Devo dire che mi sto riconnettendo fortemente alla natura e a me stessa, sto vivendo dentro.
7. Ci descrivi “Pupille” con tre aggettivi e ce li spieghi in relazione al brano?
Incontrollabile: la dilatazione delle pupille non dipende da una nostra decisione, accade e basta e tu ti trovi lì davanti impossibilitat* a negare l’evidenza.
Puro: nel bene e nel male essere puri e vulnerabili ripaga nella consistenza della persona che diventerai. “Pupille” mi porta un passo più in là a non avere paura di provare paura, ma quasi di eccitarmi all’idea che le emozioni, anche così scomode, esistano e siano così diverse tra loro. Come potrei provare la sicurezza senza la paura?
Libero: la carica di adrenalina che mi ha regalato questo pezzo è enorme. Nella realizzazione di questo brano mi sono ritrovata spesso a saltare per la mia stanza sperando che una volta uscito chiunque l’avrebbe ascoltato si sarebbe sentito liber* esattamente come me.
8. Quale brano uscito fin ora ti rappresenta al meglio e perché.
Questa è una domanda alla quale non posso rispondere perché non esiste risposta. Attraverso i miei brani svelo ogni lato di me, ma fanno tutti parte di me costantemente ogni giorno. Mentre mi inginocchio e chiedo a qualcuno di restare, dilato le pupille e poi evado nello spazio dove mi sento un satellite.
9. Ci racconti il tuo processo creativo che va dall’idea alla realizzazione dei brani? 
Non è mai uguale. Mi piace variare altrimenti la noia mi assale. Spesso però mi ritrovo in studio e quando assieme al mio produttore cominciamo a scrivere la musica, insieme decidiamo cosa ci trasmettono i suoni. A volte partiamo da una storia che ci rende più vicini, a volte siamo partiti da un quadro, altre senza dirci nulla ci siamo connessi e basta. Una cosa che non manca mai nella realizzazione dei miei brani è la connessione con le persone che si trovano vicino a me in quel momento, è un lavoro che va in simbiosi ed è giusto che ognuno faccia esplodere la propria creatività in un flusso comune. Per questo solitamente scrivo direttamente in studio, a meno che non porti un concetto da casa e lo sviluppi poi lì cucendolo su una base.
10. Ormai vai spedita in quanto ad uscita singoli, quali progetti futuri vorresti realizzare? Ti sentiresti pronta per un disco?
La voglia è quella di farmi conoscere, di raccontare la mia storia. Ciò che dovrete aspettarvi è sicuramente tanta musica perché buttando un occhio dietro le quinte il baule è pieno di canzoni. Credo che parlare di disco sia un po’ prematuro, sto ancora testando il terreno e costruendo le fondamenta per il mio primo album. Sono una persona particolarmente perfezionista quindi a costo di aspettare il momento giusto, aspetto. La pazienza è la chiave.