sabato, Aprile 20, 2024
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Olocausto: la Corte di Strasburgo condanna il negazionismo

Lo ha stabilito la Corte di Strasburgo rigettando il ricorso di Udo Pastors, ex capo del partito Npd. L’uomo che negò l’Olocausto nel 2010 il giorno dopo la giornata della memoria.

A distanza di più di 70 anni dalla chiusura di una delle più drammatiche pagine della storia mondiale riaffiora ciclicamente la questione relativa al rispetto e alla considerazione dovuta al nostro passato.

Il ricordo alla Shoah riaffiora con una nota amara relativa alla vicenda che ha riguardato Udo Pastors, condannato per aver negato l’esistenza dell’Olocausto.

Così ha statuito la Corte di Strasburgo dinnanzi al ricorso proposto dall’ex capo del partito Npd, a seguito della sua condanna da parte della Germania. Il politico, nel 2010 all’indomani della giornata della memoria, negò l’Olocausto durante un discorso fatto davanti al Parlamento del Lander di Meclemburgo-Pomerania.

Il politico dichiarò pubblicamente “il cosiddetto Olocausto è utilizzato per ragioni politiche e commerciali”, che “dalla Seconda Guerra Mondiale i tedeschi sono stati esposti a un’infinita raffica di critiche e bugie propagandistiche” e che gli eventi organizzati per il giorno della memoria “non sono che una proiezione di Auschwitz imposte sui tedeschi”.

A queste gravissime affermazioni seguì, qualche anno dopo, una condanna da parte del tribunale tedesco con pena di otto mesi di reclusione e ad una sanzione pecuniaria da 6000 euro.

Oggi si è concluso anche il procedimento dinnanzi alla Corte la quale, uniformandosi alla condanna del Tribunale tedesco, ha deciso di punire il comportamento in questione considerando che l’uomo ha volutamente dichiarato falsità per diffamare gli ebrei e la persecuzione che hanno subito. Specificando che “Parti del suo discorso devono essere “definite come negazioniste perché mostrano disprezzo per le vittime e si contrappongono a fatti storici accertati”.

Nonostante la Corte abbia riconosciuto in passato una tutela piuttosto ampia alla libertà di espressione ha rigettato il ricorso spiegando che Udo Pastors “ha cercato di usare il suo diritto alla libertà d’espressione per diffondere idee contrarie nel testo e lo spirito alla Convenzione dei diritti umani”.

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