A qualche mese dalla vicenda dell’esame di italiano di Luis Suárez per provare a ottenere i documenti necessari per poter trasferirsi alla Juventus è ancora bufera. La Guardia di Finanza ha infatti sospeso dall’attività per otto mesi i personaggi coinvolti: la rettrice dell’Università di Perugia Giuliana Grego, il direttore Simone Olivieri e gli esaminatori. Ma la notizia preoccupante è che sono finiti sotto inchiesta anche alcuni dirigenti della Juventus i cui nomi non sono però stati rivelati.
Tra i principali capi d’accusa si legge: «è emerso che i contenuti della prova erano stati preventivamente comunicati allo stesso calciatore, giungendo a predeterminare l’esito ed il punteggio d’esame, per corrispondere alle richieste che erano state avanzate dalla Juventus, con la finalità di conseguire un positivo ritorno di immagine, tanto personale quanto per l’Università».
I reati contestati sono «rivelazione del segreto d’ufficio finalizzata all’indebito profitto patrimoniale e plurime falsità ideologiche in atti pubblici».
In una nota, la Procura di Perugia etichetta chiaramente tale esame come una “farsa” giacché “si era delinato in ordine all’organizzazione, da parte degli indagati, nel corso di una sessione istituitta ad personam”. Tutto ciò per far conseguire all’attuale calciatore dell’Atlético Madrid la certificazione linguistica di livello B1 che, ricordiamo, era la condicio sine qua per l’ottenimento della cittadinanza italiana, indispensabile per il suo passaggio alla Juventus.
Come riporta Corriere.it, i dirigenti della Juventus sono altresì indagati. Secondo alcuni accertamenti investigativi è risultato che la dirigenza dei bianconeri si fosse attivata per “accelerare” tale processo anche ai massimi livelli istituzionali. Tutto ciò sarebbe accaduto nei primi giorni del mese di settembre 2020 quando la Juventus era fortemente interessata all’acquisto dell’ex Barcellona. Venuto fuori lo scandalo, i bianconeri hanno fatto dietrofront e hanno poi ripiegato sull’acquisto di Álvaro Morata.