venerdì, Marzo 29, 2024
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Prodi: “Brexit molto male”, ma tranquillizza sull’effetto contagio

Il Regno Unito non farà più parte dell’UE. Questa è la decisione presa dalla vox populi con il referendum di ieri, 23 giugno 2016. Dopo 40 anni gli inglesi hanno deciso di lasciare l’Unione Europea, approvando la posizione del “Leave” con il 51,9% dei consensi che ha battuto il fronte “Remain, fermo al 48,1%.
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Male, molto male! Ma andiamo adagio a parlare di dissoluzione“. Così commenta Romano Prodi, intervistato ai microfoni di Radio Vaticana sul Brexit.
Certamente è un segnale fortissimo sia per Bruxelles – continua l’ex presidente della Commissione Europea – che non si e’ resa conto dei problemi di tutti, sia anche per la stessa Gran Bretagna che potrà avere anche dei momenti di tensione interna estremamente forte e questo proprio per la diversità con cui si e’ votato“.

Sono andato a dormire con la tranquillità che la Gran Bretagna rimanesse nell’Unione e questa mattina mi sono svegliato con la consapevolezza che tutto era diverso. Poi discuteremo di tutte le conseguenze nel breve periodo, delle Borse che scendono, anche se questo mi preoccupa fino a un certo punto, perché credo che le conseguenze economiche non siano grandissime“, commenta Prodi.

Ma questa Brexitammonisce – è il grande segnale del malessere non nei confronti dell’Europa, ma di tutta la politica che viene fatta oggi, ovunque“. Poi Prodi pone l’accento sulle diverse estrazioni sociali manifestate col voto: “da tutte le notizie che arrivano dal Regno Unito si vede che sostanzialmente abbiamo la stessa distribuzione. Che abbiamo ovunque in Europa, tra i partiti tradizionali e i partiti populistici: nel centro città le persone più sicure e più tranquille hanno votato per rimanere in Europa, ma il resto del Paese ha votato per uscire. E la Gran Bretagna e’ molto tipica di questa differenza, perchè la distanza che vi e’ nel tenore di vita e nelle prospettive del futuro fra Londra e il resto del Paese e’ elevatissima! Noi abbiamo sistemi politici che non rispondo a quelle che sono le esigenze della gente“.

Su un possibile effetto contagio in Ue, il professore afferma: “il problema del contagio certo che c’è, meno di quello che la gente pensi, perché i Paesi dell’Europa orientale, dell’ex area dell’Unione Sovietica, che sarebbero i più tentati, ricevono pero’ quantità cospicue di risorse dall’Unione Europea e quindi il loro tenore di vita precipiterebbe.”