venerdì, Aprile 19, 2024
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Proteste in Bielorussia contro la decisione di Lukashenko di tassare la disoccupazione

Continuano le proteste in Bielorussia, soprattutto nella capitale Minsk e nelle città di Brest e Grodno, dove centinaia di manifestanti sono stati arrestati e malmenati dalla polizia, durante manifestazioni antigovernative. Pomo della discordia è una nuova tassa che il presidente Aleksandr Lukashenko, considerato l’ultimo dittatore d’Europa, vuole imporre ai suoi cittadini: la tassa “anti-parassiti”. In realtà, sotto questo nome si cela una misura volta a colpire i disoccupati: ogni persona che non lavori per più di sei mesi, secondo un decreto presidenziale, dovrà versare al fisco una somma pari a 235 euro, per coprire le proprie spese mediche e sociali.

Gli organizzatori hanno indetto una manifestazione il giorno del 99esimo anniversario della nascita della Repubblica Popolare di Bielorussa, chiamandolo “Giorno della Libertà”. A Minsk i dimostranti, nonostante il divieto, hanno cercato di marciare lungo la via principale della città, ma sono stati dispersi dalla polizia, che si è scagliata con violenza anche contro persone inermi ed anziane ed è arrivata a fermare anche diversi giornalisti. Ma questa è solo l’ultima delle proteste che stanno avendo luogo nel paese. E’ almeno da Febbraio che le contestazioni continuano e che gli oppositori e i cittadini cercano di combattere contro l’oppressivo regime bielorusso.

A settembre si sono tenute nel paese le elezioni legislative (farsa), in cui il partito del presidente ha ottenuto 108 seggi su 110 (segnando così un ritorno puramente vestigiale dell’opposizione in parlamento). E nel 2015 lo stesso Aleksandr Lukashenko è stato confermato alla presidenza con l’84% delle preferenze, al suo quinto mandato. Percentuali bulgare, che da sole mostrano il grado di autoritarismo del sistema politico. Da questo punto di vista, le proteste delle ultime settimane e giorni sono per il presidente una sfida quasi inedita, nei suoi 23 anni di governo. Benché la violenza sia riuscita a mettere a tacere, nella giornata di sabato, il dissenso manifestato a Minsk, nuovi raggruppamenti di oppositori sono stati registrati in altre città della Bielorussia, soprattutto a Brest e Grodno, dove non risultano scontri con la polizia. La stanchezza e la rabbia verso questo lungo regime, acuite dalla crisi economica, dall’aumento dei prezzi e dallo svalutarsi della moneta nazionale (il paese è in recessione da 2 anni), sembrano dunque diffondersi.

Il comportamento di Lukashenko, di fronte a tutto questo, lascia poco da sperare per soluzioni di compromesso. Benché abbia deciso di sospendere il decreto contro i disoccupati, post-ponendolo di un anno, egli sembra comunque deciso a implementare questa nuova tassa, acuendo così la tensione politica e sociale nel paese. Ed è da credere che le proteste in Bielorussia non siano ancora finite.

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