A circa due settimane dall’inizio delle proteste resta alta la tensione in Cile: i cittadini si sono riversati in massa per le strade, levando la propria voce oltre i confini nazionali per rivendicare giustizia sociale, servizi di base pubblici efficienti, in uno dei Paesi in cui è più marcato il divario tra ricchi e poveri. Le numerose testimonianze circa gli abusi di potere che militari e agenti di polizia hanno compiuto sui manifestanti hanno ulteriormente fomentato la rivolta, con oltre un milione di persone nel centro della capitale, Santiago del Cile, durante la manifestazione più grande dall’inizio delle proteste.
REVOCATO LO STATO DI EMERGENZA – Sebbene il presidente Sebastián Piñera, che ha annunciato un rimpasto di governo, abbia revocato lo stato di emergenza imposto lo scorso 19 ottobre, con la militarizzazione delle strade e il coprifuoco dalle 22 alle 7 del mattino, (prima volta negli ultimi 30 anni di democrazia in Cile), il pensiero dei cittadini rimanda inevitabilmente ai tempi della dittatura di Augusto Pinochet.
ANNULLATI VERTICI INTERNAZIONALI – E’ di queste ore la notizia che il presidente Piñera abbia rinunciato a due eventi di rilevanza internazionale che avrebbero dovuto svolgersi proprio in Cile: il vertice del Forum Apac (Asia-Pacifico) in programma per il prossimo 16 e 17 novembre, nel corso del quale si sarebbero dovuti firmare importanti accordi commerciali con la Cina, e la Conferenza mondiale sul clima, la Cop 25, che si sarebbe dovuta svolgere dal 2 al 13 dicembre.
CILE E OCCIDENTE – Il Governo aveva curato la predisposizione di appositi padiglioni finalizzati ad ospitare la Conferenza sul clima ed entrambi gli eventi avrebbero dovuto consolidare la posizione del Cile quale Paese completamente inserito nel contesto occidentale, discostandosi in questo dal resto del continente continente latinoamericano.