venerdì, Aprile 19, 2024
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Psycho di Alfred Hitchcock. Netflix ci fa (ri)scoprire un capolavoro del cinema.

Riportate indietro l’orologio, siamo a New York nel 1960.

Ai rumori della città si aggiunge un brusio, che proviene da una lunga fila davanti ad un cinema.
Dopo una lunga attesa riusciamo ad entrare e fare il biglietto.

Una voce dall’altoparlante ricorda che nessuno potrà introdursi in sala dopo l’inizio del film, tutti si domandano il perché di questa estrema segretezza.

La sala è piena, ma troviamo comunque un posto. La gente freme, ovunque ci sono giornalisti.
Siamo all’anteprima cinematografica di Psycho di Alfred Hitchcock.

Fonte screenshot Youtube
Psycho di Alfred Hitchcock

Inizia il film, c’è Janet Leigh.

Tutti in sala siamo rapiti dalla fuga di Marion Crane. Sussultiamo quando un poliziotto la ferma, ci spaventiamo quando inizia a piovere fortissimo e tiriamo un sospiro di sollievo quando decide di fermarsi in un motel. Speriamo che Marion Crane riesca a fuggire con i soldi. È una ladra ma ormai ci siamo affezionati a lei, tanto che non ci annoia nemmeno vederla fare la doccia.
Dieci secondi dopo, le urla degli spettatori sovrastano la colonna sonora.
Abbiamo capito perché tanta segretezza.

“Credo sia una grande soddisfazione per noi utilizzare l’arte cinematografica per creare un’emozione di massa. E con Psycho ci siamo riusciti. […] Quello che ha commosso il pubblico, è stato il film puro. […] Per me fa lo stesso se pensano che si tratti di un piccolo o grande film.”

François Truffaut – Il cinema secondo Hitchcock

Il pubblico lo amava, la critica lo odiava. François Truffaut passò tre giorni ad intervistarlo. Con 63 film all’attivo, Alfred Hitchcock è stato sicuramente uno dei più controversi registi della storia del cinema, e Psycho è il manifesto più puro della sua voglia di sperimentare e sconvolgere.

La storia di Psycho è leggendaria, ma è sempre meglio rinfrescare la memoria:

Marion Crane (Janet Leigh) è una segretaria di un’agenzia immobiliare. È innamorata di Sam Loomis, ma i due non possono sposarsi, perché l’uomo ha dei debiti ereditati dalla famiglia. Un giorno arriva all’agenzia un ricco signore, che compra una casa alla figlia, che sta per sposarsi, pagando in contanti con quarantamila dollari. Questi vengono affidati a Marion, affinché li porti in banca. Ma lei decide di fuggire con i soldi, per andare da Sam e vedere finalmente coronato il suo sogno d’amore. Dopo un lungo viaggio in macchina, in una notte di pioggia, decide di fermarsi a dormire in un motel. Qui viene accolta da Norman Bates (Anthony Perkins) , che con la madre gestisce il Bates Motel.

Il resto è storia.

Psycho è un film che sconvolse a livello sociale. Nessuno si aspettava la morte della protagonista dopo 49 minuti di film. Ma è anche la modalità della sua morte, che portò i critici ha definire il film “vile”. Hitchcock “sconsacrò” un luogo ritenuto sacro per tutti gli esseri umani, un luogo dove tutti si sentono sicuri e protetti: il bagno.

Entrò nell’intimità delle persone, le fece sentire in pericolo. Inquadrando da sotto il getto della doccia, fa sentire lo spettatore lì, nudo e vulnerabile. Esattamente come Marion Crane.

Fonte screenshot Youtube
Inquadratura dal basso della doccia, scena omicidio

La scena della doccia è la parte centrale del film. Le riprese durarono sette giorni, per un totale di 3 minuti di film e 78 posizioni della macchina da presa. La scena dell’omicidio è frenetica, il volto dell’assassino è sfocato, come se la visuale fosse quella di Marion Crane. La scena della morte invece è lenta, sofferta. Marion tende una mano, come per essere aiutata, poi si lascia scivolare e muore. Hitchcock, per la prima volta nella storia del cinema, fa diventare lo spettatore un voyeur della morte.

Dal 17 aprile 2019, se scrivete su Netflix “Psycho“, accanto al remake (evitabile) di Gus Van Sant del 1998, apparirà il capolavoro originale di Alfred Hitchcock. Grazie alla piattaforma sarà quindi possibile (ri)vedere uno dei più grandi capolavori del cinema, che forse riuscirà a sorprende ancora, come nel 1960.

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