venerdì, Aprile 19, 2024
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Reverse factoring: cos’è e come funziona

Il mercato finanziario è sempre più attivo e in crescita e diverse sono le opportunità che si pongono davanti. Tra le tante il reverse factoring si rivela essere un’opportunità per rafforzare i rapporti in ambito finanziario e produttivo. È una soluzione che si inserisce all’interno di un contesto per l’ottimizzazione del capitale circolante che non sempre è distribuito in modo equilibrato tra i diversi partecipanti alla filiera. Differenzia per alcuni aspetti da factoring tradizionale.

Quando parliamo di reverse factoring ci riferiamo a uno strumento flessibile e vantaggioso per chi lo sceglie e per i propri fornitori. È rivolto in modo particolare alle grandi aziende che sono considerate molto affidabili e dunque provviste di un portafoglio di fornitori abbastanza elevato. Diversi sono gli aspetti che lo influenzano, vediamoli insieme.

Cos’è il reverse factoring

Con reverse factoring ci riferiamo a una soluzione finanziaria che, come si può intuire dal nome stesso dell’azione, rovescia la logica del factoring tradizionale che vedremo più avanti.

In questa azione l’attore principale non è la piccola media impresa che cede i propri crediti alla banca, ma il debitore. Si tratta infatti di un’operazione che può essere richiesta da aziende di medie e grandi dimensioni per ottenere un’assistenza completa nella gestione dei propri debiti di fornitura concordando anche per la dilazione dei pagamenti.

Come funziona

Con il reverse factoring, previo accordo tra la banca e l’impresa debitrice, i fornitori cedono i crediti commerciali che hanno nei confronti dell’azienda ottenendo così una liquidità e beneficiando, qualora ne facciano richiesta, della clausola pro soluto, ovvero l’assunzione del factor del rischio di insolvenza del debitore.

Questo accordo permette alle imprese fornitrici di monetizzare i crediti in tempi molto più brevi rispetto a quelli considerati, sfruttando in questo modo lo standing creditizio del cliente per ottenere finanziamenti a tassi agevolati.

Il reverse factoring si basa interamente sull’uso di tutte le nuove piattaforme digitali per la gestione dei flussi di informazioni. Queste permettono di smobilizzare i crediti già prima della scadenza a costi contenuti e con tempi molto più veloci che possano evitare quelli delle pratiche burocratiche.

Il processo che muove il reverse factoring è lo stesso che si svolge nel factoring tradizionale, ovvero attraverso il factoring pro solvendo e il factoring pro soluto. Si parla del primo quando il rischio di mancato pagamento, che sia totale o parziale da parte del debito, resta a carico del cedente del credito. Nel caso del factoring pro soluto il rischio di insolvenza viene assunto dalla banca che impone un limite massimo dell’importo entro il quale può assumersi i rischi. L’utilizzo di questa metodologia comporta però un costo maggiore a fronte della remunerazione della garanzia.

La differenza tra reverse factoring e factoring tradizionale

Tra reverse factoring e factoring tradizionale sussiste più di una differenza. Tuttavia, la principale è che quando si parla di reverse factoring, come già accennato, non è il creditore che si rivolge al factor, ma lo stesso debitore che sceglie di adottare questa soluzione per gestire in modo più agile il proprio ciclo passivo.

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