Sembra di essere in America. Invece questa volta è capitato in Italia, precisamente nella capitale. Qui l’ambulanza e i carabinieri sono stati chiamati per soccorrere uno studente che all’entrata della facoltà di Ingegneria dell’Università Roma Tre ha deciso di togliersi la vita.
Ha estratto la pistola e si è sparato alla testa davanti ad alcuni testimoni, che increduli non hanno potuto fare niente per salvarlo. C’è anche chi per la brutalità della scena è stato portato in stato di shock all’ospedale Sant’Eugenio. Dopo lo sparo sono immediatamente intervenute sul posto, in via della Vasca Navale, volanti della polizia e il 118 con un’automedica e un’ambulanza. Per il ragazzo però non c’è stato niente da fare: infatti, una volta arrivati i soccorsi l’hanno trovato steso a terra privo di vita. La pistola ancora in mano. Dalle prime informazioni sembra che il giovane avesse 26 anni e fosse originario di Potenza.
Per oggi le lezioni sono state sospese e tutti gli studenti, fuorisede e non, possono tornare a casa. «La comunità accademica di Roma Tre, costernata, si stringe attorno alla famiglia, agli amici e ai colleghi dello studente d’Ingegneria che stamattina si è tolto la vita nella sede di via della Vasca Navale», ha detto il rettore Mario Panizza. Un dolore che diventa tangibile se si pensa, ha continuato il rettore Panizza, che «in quest’ateneo si vive come un campus». Parole di conforto sono arrivate anche dal ministro dell’istruzione Stefania Giannini: «Siamo addolorati per quanto accaduto a Roma Tre. Esprimo vicinanza alla famiglia del ragazzo e all’ateneo».
Tra il dolore e lo sconforto iniziano a farsi spazio i primi dubbi: come faceva il ragazzo ad essere in possesso di una pistola? Per evitare tragedie di questo genere dovrebbero essere posizionati dei metal detector all’entrata delle università?