venerdì, Aprile 19, 2024
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Safe si racconta: “la musica sa mettere al sicuro le persone” – MUSIC TALK

Safe, a circa due settimane dall’uscita del suo ultimo singolo “Taxi”, si racconta ai lettori di Dailynews24 nel nuovo format “Music Talk”. Nell’intervista abbiamo avuto modo di conoscerlo a fondo, di scoprire aneddoti sul suo processo creativo e di analizzare insieme i significati dei suoi brani. Buona lettura!

1) Ciao Safe, per i nostri lettori che non ti conoscono ancora, presentati!
Ciao, mi chiamo Samuele e sono nato a Imperia nel ‘99.
Circa un anno e mezzo fa fui contattato da RKH per lavorare come produttore all’interno
dello studio, così salutai casa e il mare e mi trasferii a Torino, dove vivo tutt’ora.

2) Il tuo nome d’arte è molto significativo, rimanda a qualcosa di “sicuro”, come nasce l’idea di chiamarti così? Vuole intendere che la musica ti fa sentire al sicuro?
Safe è un nome che mi porto appresso senza farmi troppe domande da che cominciai a
produrre e scrivere nel 2012/13.
Ai tempi mi serviva un nome per il mio canale di produzione su Youtube, così unii le prime
due lettere del mio nome (Sa) alle prime due del mio cognome (Fe): il risultato mi piacque e fu subito carico di significati su quanta correlazione ci fosse tra la musica e la sicurezza in
senso lato.
La musica sa mettere al sicuro le persone durante i momenti difficili e conserva al sicuro le emozioni di chi la scrive per sempre.

3) Da quali artisti prendi ispirazione per i tuoi brani?
Fra tutti dico Joji, Mac Miller, Fox Academy, Corbin, XXX Tentacion.

4) Ci dici 3 album che ti hanno cambiato la vita?
Mi spiace di non poterli inserire tutti perché sono affezionato a molti album per motivi diversi, ma se devo scegliere i primi 3 che mi vengono in mente dico:
“BALLADS1” di Joji, perché mi mise di fronte a sonorità inedite, meravigliosamente
“sporche” che non avevo mai sentito prima; “Circles” di Mac Miller perché mi è stato vicino durante un periodaccio; “Emozioni” di Lucio Battisti, perché è scritto in maniera magistrale.

5) Il tuo primo brano su Spotify è “GUN”, tra l’altro bello l’accostamento Safe-Gun. Com’è nata e come hai deciso che sarebbe stata lei la prima canzone di tante?
Il brano è nato da un forte momento di ispirazione notturna, avevo bevuto ed ero in casa da solo (come mio solito a Torino). Con Gun ho affrontato per la prima volta il tema dei fantasmi del passato, che cito in quasi tutte le altre mie canzoni (probabilmente perché non sono riuscito a liberarmene completamente). I fantasmi sono esperienze spiacevoli legate al passato, che non si possono vedere concretamente ma si percepiscono sulla pelle anche a distanza di anni, che interferiscono in continuazione con il presente. In Gun, il fantasma a cui mi rivolgo è quello di una ragazza, alla quale chiedo una pistola per poterla “fare fuori” e liberarmi, con lei, dei fantasmi a lei correlati. Nel finale si sentono gli spari, ma l’esito è aperto, anche perché con una pistola non ho mai visto morire nessun fantasma (ride).
In Inverno, Fiori di pesco, infatti “sono tornati ancora qua”.
Ero molto soddisfatto di Gun, perché nacque di getto, mi raccontava al 100% e riassumeva
benissimo un intero lasso temporale/emotivo della mia vita.
Per questi motivi fu il mio primo brano pubblicato in maniera ufficiale, e mi invogliò a
raccontarmi ancora e ancora nei brani successivi.

Fonte: foto autorizzata alla pubblicazione da RKH studio.

6) Parlando invece di “Taxi” il tuo ultimo brano, uscito il 5/2, il testo è abbastanza crudo. E’ tratto da un’esperienza personale? Ce lo descrivi con 3 aggettivi?
Sì, il testo è crudo ed è specchio di un periodo in cui mi sentivo cupo e confuso, complici
svariati fattori che non elenco.
Dovessi descriverlo con 3 aggettivi direi: dolce (come le gocce), amaro (per il significato) e
nero (il colore con cui percepivo la realtà quando l’ho scritto).

7) Come ti senti cambiato da “Gun” a “Taxi”? In quale aspetto musicale ti senti essere evoluto?
Gun è stato un brano molto importante per indirizzare il tipo di musica che avrei voluto fare
in futuro, era una sperimentazione un po’ inconsapevole, nata di getto, ma da cui derivano
molte delle scelte musicali e stilistiche che prendo adesso.
Taxi è una versione più matura, ma anch’essa (anche se più consapevole) è una
sperimentazione. Nel tempo trascorso tra le due pubblicazioni, sento comunque di aver preso più confidenza con la mia voce e più (scusate la ripetizione) consapevolezza nelle scelte stilistiche e di linguaggio.

8) Pochi giorni fa “Inverno, fiori di pesco”, ha totalizzato 140k su Spotify, un bel
traguardo. Qual è il brano che più ti rappresenta che hai fatto uscire fino ad ora e
perché?
Il brano che più mi rappresenta è proprio “Inverno, Fiori di pesco” perché esprime la
nostalgia che ho dentro, ma lo fa con sonorità spensierate e fresche.
Il sound in questo caso è una sorta di finto sorriso, le parole sono le lacrime che ho dentro,
le coglie chi si ferma ad ascoltare.
“Come piove dentro me, ma c’è il sole fuori” è la frase del brano che potrebbe riassumere il
concetto.

9) Ci racconti il tuo processo creativo che va dall’idea di un brano alla sua
realizzazione finale?
Premetto che il mio modo di fare musica è molto incentrato sulle emozioni, quasi nella sua
totalità. La fase di scrittura è la prima: scelgo un beat che mi susciti qualcosa dentro e ci scrivo sopra.
Per me scrivere vuol dire fare un riassunto delle mie emozioni, dare loro il giusto aspetto, ma anche lasciarmi trasportare dal flusso di ispirazione per crearne di nuove. Do molto peso alle emozioni durante questa fase: se mentre scrivo non mi emoziono, allora non è il brano giusto.
Una volta scritto e provato, cerco di registrare una demo il prima possibile per rimanere nel
mood e provare a dare già da subito una direzione alla voce, all’interpretazione, al brano in generale.
Spesso, porto le mie demo a Jack Sapienza, che ci ricama sopra delle strumentali che mi
piacciono un sacco e su cui mi trovo benissimo.
Una volta ottenuto il beat definitivo, ci registro nuovamente la canzone sopra e poi passo al
mix della voce, senza avere paura di sperimentare troppo o di prendere strade estreme.

10) In tanti ti chiedono: “a quando un disco”… che progetti futuri hai? Ti senti pronto per un disco o vuoi ancora prenderti del tempo?
Sicuramente, tra i miei progetti futuri c’è quello di fare un disco.
Io mi sento pronto, se lo saranno pure i miei brani allora non ci sarà bisogno di pensarci su
due volte.

 

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