Schiava: un vino rosso tutto da riscoprire!

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Quando si parla di vitigni autoctoni del Trentino Alto Adige, spesso vengono nominati i soliti già ben noti come, ad esempio, Nosiola, Marzemino e Teroldego. Tuttavia, in questo elenco spesso manca la Schiava, un vitigno che negli ultimi anni si sta finalmente riprendendo la scena. Infatti, è un vino da riscoprire, partendo dalle sue origini per passare poi a parlare di abbinamenti a tavola.

Schiava: che tipo di vitigno è

La Schiava è un vitigno a bacca rossa autoctono del Trentino Alto Adige. A dirla tutta, in realtà il nome non indica un vitigno ma piuttosto una famiglia di vitigni. Infatti, di Schiava ne esiste più di un tipo; si parla di Schiava Nera con uve molto scure, Schiava Grossa per via di grappoli molto grandi, Schiava Grigia ovvero una particolare varietà con uve tendenti al grigio e Schiava Gentile, appellativo dato grazie alla forma aggraziata del suo grappolo. Ne esistono altre come la Schiava Media; tuttavia, le quattro citate sono le più diffuse. È un vitigno abbastanza comune del territorio e, difatti, non manca la Schiava tra i vini trentini Rovere della Luna.

Il vino Schiava e le sue caratteristiche

Dopo una breve infarinatura in merito ai vitigni Schiava, diventa naturale domandarsi che tipo di vino è. Anzitutto, incanta per via del suo colore rosato e rosso molto leggero che mette subito di buonumore. Si tratta di un vino molto apprezzato dagli intenditori per via della sua delicatezza ed eleganza. Si caratterizza per essere un vino beverino dal gusto leggero. In bocca si presenta acido grazie alla sua bassa tannicità. Ha un profumo di frutti rossi che si combina con chiare note floreali. Di solito, si beve giovane e fresco, seppur esistano anche alcune etichette che lo invecchiano per ottenere un vino più complesso dagli aromi strutturati.

Il suo gusto delicato lo rende facile da abbinare. Rinfresca la bocca e non ha un gusto troppo impegnativo, motivo per cui si beve dall’aperitivo al dolce praticamente. È un vino molto versatile quindi che accompagna benissimo i salumi e i formaggi, meglio se poco stagionati. Si può abbinare a primi piatti come le zuppe, oppure secondi, soprattutto quelli a base di carni bianche. Da provare anche con la pizza!

Perché il vitigno si chiama Schiava

Parliamo ora del suo nome che spesso genera qualche curiosità. Secondo molti il nome “Schiava” è legato alle origini (dubbie) del vitigno. Parrebbe che l’aggettivo “slavo” riferita all’origine, sia stato storpiato poi in Schiava. Si tratta di una teoria non molto accreditata poiché vedrebbe il vitigno originario delle terre slave, cioè Croazia e Slovenia, e portato nel Trentino dai Longobardi.

Secondo un’altra scuola di pensiero, il nome Schiava arriva dal medioevo quando i viticoltori iniziarono a coltivare le viti legandole a pali e sostegni al fine di controllarne e condizionarne la crescita. In latino si parlava quindi di viti schiavizzate. Questo nuovo metodo si contrapponeva a quello che prevedeva viti selvatiche lasciate libere di crescere e svilupparsi senza controllo. Insomma, la coltivazione a pergola delle viti dà quindi il nome al vitigno Schiava.