martedì, Aprile 23, 2024
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“Senti la morte ma volevo vivere a tutti i costi”: la storia di Carolina Cortiello, che ha vinto contro il tumore

Nel pieno del tirocinio per diventare avvocato, ti si abbatte un mostro terrificante: il linfoma di Hodgkin. Senti la morte vicina, poi però combatti, vinci, rinasci e trovi anche l’amore. Quello vero. Con la “A” maiuscola. Sembra la vicenda di un film o di un libro ma è la storia di Carolina Cortiello, una ragazza napoletana che ha avuto il tumore per poi, come ha scritto più volte, “rinascere” il 19 luglio 2016, giorno in cui la Pet ha dato esito negativo dopo nove mesi di calvario (stessa durata di una gravidanza, non a caso). Carolina ha raccontato il suo percorso verso la guarigione attraverso la sua pagina Facebook “It’s a beautiful day to save my life“. Carolina ci ha rilasciato un’intervista: ecco cosa ci ha detto.

Tu parli molto di prevenzione. Quali sono stati i sintomi che hai sottovalutato prima di scoprire che avevi il linfoma di Hodkin e che, quindi, consiglieresti di non sottovalutare?
La prevenzione è molto più “semplice” da fare con altri tipi di tumore, come quella alla mammella, al retto o all’utero; diverso discorso per i tumori del sangue, dove è difficile che un esame possa dirti immediatamente cosa sta succedendo al tuo sistema immunitario. Io ogni 6 mesi ho sempre fatto un emocromo con formula e pochi mesi dopo l’ultimo, ho iniziato ad avvertire un forte prurito generalizzato, ciò che posso dire è che appena ho visto ingrossarsi una ghiandola linfatica, sono corsa da un bravissimo endocrinologo che mi ha indirizzato nel fare una visita ematologica, avendo intuito ciò che avessi.

Hai scoperto le cause (ad esempio genetica, vivere in un ambiente inquinato etc… etc…) dell’insorgere della tua malattia?
L’eziologia del Linfoma di Hodgkin non è molto chiara, di sicuro non si trasmette geneticamente, ci sono studi che associano questo tumore all’aver contratto la mononucleosi in passato, ma questo significa tutto e niente in quanto l’80% della popolazione mondiale ne viene a contatto. Ciò che posso dire è che ho letto molti studi autorevoli sull’influenza ambientale; difatti si è riscontrato in Campania, nella zona della Terra di Fuochi un aumento esponenziale di persone che si ammalano di Linfoma.

Qual è stata la tua primissima reazione quando ti è stato diagnosticato il cancro o quando, e se, hai capito di averlo prima della certezza scientifica? E quando hai scoperto di essere guarita?
La morte la senti. Io già quando mi sono distesa sul lettino nello studio dell’endocrinologo sentivo che avrei ricevuto cattive notizie; sentivo di avere un tumore maligno, anche quando mi recai dalla mia ematologa, sebbene non si fosse mai sbilanciata, ero consapevole dentro di me di cosa avessi, bisognava solo capirne il nome. Inutile dire che mi è crollato il mondo addosso, sono stati giorni di totale smarrimento e dolore, ma poi mi sono detta che volevo vivere a tutti i costi, non ero pronta ad andarmene e così ho lottato ed ho vinto. Il giorno in cui ho ricevuto la Pet negativa è stata una gioia indescrivibile, piangevo dalla liberazione, come una madre esausta dal dolore piange nell’abbracciare, dopo il parto, il proprio bambino.
Avevo tra le mani la mia nuova vita.

Tu hai deciso di condividere la tua esperienza, mentre altri decidono di chiudersi in se stessi. Cosa ti senti di dire a chi si abbatte di fronte a questa malattia?
Il percorso, di per sé, tende ad isolarti in quanto non puoi uscire molto, inoltre solo chi lo vive in prima persona sulla propria pelle può comprendere, gli altri soffrono per te, provano un dolore immenso ma la serie di pensieri e sensazioni che senti, può capirla solo chi è o è stato malato di tumore. Importante è il confronto, il dialogo, il quale non deve diventare però un continuo parametrare la propria situazione a quella degli altri, perché ogni caso è a sé. Bisogna però parlare, esprimere le proprie emozioni e non reprimerle.

Una delle cose che ti ha insegnato questa esperienza – come hai scritto più volte – è stato dare il giusto valore al tempo. In cosa, nel pratico, la tua “seconda vita” sarà diversa dalla prima?
Semplicemente non rimanderò più nulla, cercherò di essere più centrata su me stessa. Io adesso mi amo di più, non credo in maniera egoistica ma credo in maniera sana, come dovrebbero fare tutti. Dedicherò tempo alle persone che amo, non sprecherò più il mio tempo con sciocchezze o cose che possano portare solo cose negative. Ho intenzione di fare di questa seconda vita un capolavoro, perché un’altra chance di essere su questa Terra è difficile ottenerla, e io sono stata fortunata e non la sprecherò.

Nel tuo percorso che hai deciso di condividere, molte persone – anche solo virtualmente – ti hanno sostenuto e hanno “tifato” per te (perfino in un evento elettorale dell’attuale Sindaco di Napoli sei stata menzionata). Cosa vuoi dire, invece, a chi ti ha abbandonato?
E’ molto “semplice” andarsene che restare, abbandonare una persone in un momento nero, quando il corpo si trasforma, quando non si sa se ce la farà. Mi dispiace per loro, perché non comprendono il significato di “umanità” e “condivisione”. Inoltre credo fortemente che chi non c’è stato è perché non mi volesse davvero bene, sono foglie morte di cui mi sono liberata.

Tu hai partecipato a diverse manifestazioni contro la Terra dei Fuochi e sei stata sempre sensibile a questo tema. Cosa ti senti di dire a chi ha avvelenato le province di Napoli e Caserta?
Spero che paghino per ogni singola lacrima versata da madri, padri, fratelli, figli che hanno perso un loro caro per colpa loro. Insieme a me ci saranno altre persone che non smetteranno di urlare che in questa terra hanno condannato generazioni per colpa degli interessi mafiosi e della collusione politica. Spero nella Giustizia.

Hai più volte scritto di essere una cattolica praticante. Quanto ti ha aiutato la religione a superare i brutti momenti?
Sono cattolica, mai detto praticante. Diciamo che vado in chiesa quando sento di farlo e devo dire che la fede si è rafforzata molto in questo periodo. Mi sono affidata ai medici e a Dio, il quale mi ha dato la forza di combattere, di non mollare anche quando pensavo di non reggere più le cure. Ho sentito la Sua presenza, e ho reputato questa malattia anche una sorta di prova da superare. E’ difficile spiegarlo ma questa malattia mi è servita non solo per misurare la mia forza ma anche per farmi capire tante cose che prima faticavo a comprendere. Non possiamo evitare che accadano cose terribili ma possiamo scegliere come usarle per trarne qualcosa di buono o un insegnamento.

Cosa ti aspetti dalla tua seconda vita e quali sono i progetti futuri?
Mi aspetto di non aver nessun rimpianto. Il mio progetto è quello di vivere fino in fondo questa vita ed assaporare ogni momento.

 

Si può riportare l’intervista anche solo parzialmente a condizione di citare la fonte dailynews24.it o postando il link. Per restare sempre aggiornati sulle ultime novità, diventate fan della nostra pagina Facebook.

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