venerdì, Marzo 29, 2024
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Siria: bombardamenti vicino scuola, 26 morti

Un raid aereo ha colpito la Siria, oggi mercoledì 26 ottobre, provocando la morte di oltre 26 persone tra cui almeno 14 bambini, secondo quanto ci riferiscono gli attivisti  dell’Osservatorio siriano per i diritti umani, organizzazione con sede nel Regno Unito. L’attacco, localizzato sul piccolo villaggio a maggioranza sunnita di Haas nella provincia di Idlib, ha colpito anche una scuola elementare e una media.

I bambini colpiti dai raid erano studenti“, ha dichiarato Rami Abdel Rahman, direttore dell’Osservatorio. Non è ancora chiaro se il bombardamento sia avvenuto da parte delle forze russe o di quelle siriane,  quel che è certo è che la tv di Damasco ha parlato del raid citando fonti militari secondo le quali nell’attacco sarebbero stati uccisi diversi “terroristi”.

La provincia di Idlib è situata a nord-est della Siria, nelle vicinanze di Aleppo, città-emblema della crisi Medio-Orientale degli ultimi anni, e costituisce una delle zone occupate dai ribelli abitata da più civili.  Tra i ribelli che occupano il territorio sono presenti sia gruppi nazionalisti riconducibili al Free Sirian Army (l’Esercito siriano libero), sia gruppi islamisti tra cui figura Jabhat Fateh al-Sham, ex affiliato di al-Quaeda.

I continui attacchi aerei, sia russi che siriani, nelle aree sotto il controllo dei ribelli in Siria hanno suscitato diverse critiche da parte dei Paesi occidentali e delle associazioni umanitarie in difesa dei diritti umani. Già in passato varie organizzazioni umanitarie si erano duramente scagliate contro i bombardamenti che, nelle stessa provincia di Idlib, avevano raso al suolo un ospedale provocando la morte di oltre 50 civili e l’ONU aveva addirittura più volte condannato la Siria per le gravi violazioni ai diritti umani, ma nulla è cambiato.

Assistiamo dunque a una grave crisi umanitaria in Siria“, afferma il dott. Amer Ahmad Dachan, presidente di Onsur Italia, appena tornato da una missione umanitaria,  in un’intervista a “Zeppelin”, e continua “ogni volta che parliamo coi bambini, e ripeto sono bambini che stanno sotto bombardamento (sono state bombardate varie scuole come sapete), ma parlando con i bambini ci dicono “noi non abbiamo paura dei missili, la nostra voglia di imparare è più grande della paura di morire sotto bombardamento”.

Dinnanzi a questo “inferno umanitario” è lecito porsi una domanda, un interrogativo che prima o poi tutti dovremmo porci: “Queste stragi di civili, di bambini soprattutto, a cosa sono finalizzate? A cosa ci porteranno?”.