Questo libro “è ad un punto indefinito fra le costole e il cuore” il passaggio di ritorno fra il lavoro e casa, quella volta che vi siete chieste se ci fosse niente di meglio del posto in cui vi siete sentiti felici.
E’ così che “Tempi duri per i romantici” ci sconvolge l’esistenza, regalandoci lo scorcio di una vita durata quanto durano quei film da Oscar sofferti. Quelli che vorremmo non finissero mai, per capire ancora quanto quella sofferenza può calmarci, impadronirsi di noi, regalarci un nuovo punto di vista.
Stefano non è solo il personaggio immaginario di un racconto, ma la reincarnazione della determinazione in amore. Se ci fosse una trasposizione fisica dell’amore, avrebbe sicuramente l’aspetto, la voce e le parole di quell’uomo che tra le pagine del romanzo di Tommaso Fusari è così perfettamente umano. E’ proprio questo che ci spinge a volere a tutti i costi Alice, il fatto che Stefano sia così simili a noi, così vero, così sofferto.
All’improvviso le parole diventano immagini chiare di fatti e flashback e Alice è la ragazza che siamo o quella che stiamo imparando ad amare o, ancora quella che vorremmo diventare. I dialoghi così intimi e ironici ci fanno sentire partecipi di un amore, che visto da fuori non avrebbe avuto poi così senso.
Se avessimo visto Stefano e Alice seduti a mangiare la polenta, probabilmente li avremmo scambiati per due innamorati qualsiasi. E invece no, perché vedere con gli occhi di Stefano ci ha permesso di scoprire un mondo fatto di cornicioni rosa e pettirossi in gabbia, che altrimenti non sarebbe stato così speciale.
“Un giorno le dissi che mi piaceva un sacco la mattina appena alzata.”
«Tanto quanto? mi chiese»
«Tanto che dovrebbero scriverci una storia sopra»
«E di che parlerebbe?»
«Di rivoluzione»
«Di che tipo?»
«Quella che cresce piano piano e poi scoppia che non puoi fermarla. »
«Che ferma le guerre?»
«E sovverte i poteri. E pure le convinzioni.»