venerdì, Marzo 29, 2024
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Tensioni sempre più alte tra Russia e Ucraina: da cosa nascono e che sta succedendo?

Sebbene i rapporti tra Russia e Ucraina si fossero inabissati dal 2014, a partire da ottobre 2021 fino ad oggi, è sembrata sempre più inevitabile una guerra tra i due paesi. In particolare qualche giorno fa è stato firmato il riconoscimento delle repubbliche separatiste di Lugansk e Donetsk da parte del presidente Vladimir Putin, che ha così disposto l’invio di truppe russe in queste zone “per assicurare la pace”. Tale atto è stato condannato dai principali leader europei e non solo come “palese violazione del diritto internazionale dell’integrità territoriale dell’Ucraina e degli accordi di Minsk”.

Il leader ucraino Volodymyr Zelens’kyj non cede alle minacce e agli ultimatum russi, dichiarando di non fare “nessun passo indietro e di resistere ad ogni costo”. Per questo motivo tramite un decreto presidenziale, nella giornata di ieri l’esercito ucraino ha cominciato l’addestramento dei riservisti dai 18 fino ai 60 anni. Dal suo canto la Federazione Russa ci ha già abituati a questo tipo di situazione: ricordiamo che nel 2008, l’esercito russo invase la Georgia, per difendere l’Abcasia e l’Ossezia del Sud, due regioni che agli inizi degli anni Novanta si erano autoproclamate indipendenti da Tsibilisi con il sostegno di Mosca. I rapporti tra i due paesi sono ai minimi storici e il vento di guerra soffia nell’est Europa.

Come si è arrivati a tutto ciò? Facciamo un salto indietro nel tempo. Nel periodo immediatemente dopo la caduta dell’Unione Sovietica, l’Ucraina raggiunse l’indipendenza tramite un referendum popolare con il circa 93,3% dei consensi. Come la maggior parte dei paesi ex-sovietici, l’Ucraina fu turbata dai soliti problemi: potere ed economia gestita dai soliti oligarchi dell’est, corruzione dilagante, enormi sacche di disoccupazione, la gestione del difficile passaggio verso un’economia di mercato fino a numerosi turbamenti interni. La nuova Ucraina si presenta con questa fisionomia: la parte centro-occidentale a favore di un paese europeista, e la parte sud-orientale molto vicina alla Russia.

I primi anni di vita per la giovane Repubblica risultano difficili, sia per i tesi rapporti con la nuova Federazione Russa (restavano da risolvere la questione degli armamenti nucleari sul territorio ucraino e il controllo della flotta del Mar Nero ancorata a Sebastopoli), sia per la forte instabilità politica interna: la Rivoluzione arancione del 2004 e il fallimento del governo di Juščenko. Arriviamo così al 2010 in cui le nuove elezioni presidenziali sono vinte da Viktor Janukovyč, considerato molto vicino alla Russia dal punto di vista politico, ma comunque favorevole all’accesso dell’Ucraina nell’Unione europea. Nel 2013 il presidente Janukovyč promise di ratificare l’accordo di associazione tra Ucraina e Unione Europea tramite il summit di Vilnius, ma all’ultimo istante il governo ucraino bloccò il tutto. Anzi, ci fu un avvicinamento con la Russia che acquistò per 15 miliardi titoli di stato ucraini con l’aggiunta di diverse concessioni sul gas.

La maggior parte della popolazione ucraina, che aspirava a diventare parte dell’UE, rimase delusa da tutto ciò, e a partire dal mese di novembre del 2013 i cittadini scesero in piazza: era cominciata l’Euromaidan, una serie di violente manifestazioni pro-europee. Tali proteste si trasformarono in scontri sanguinosi tra la folla e la polizia, in particolare nella capitale Kiev, dove si registrano diversi morti e feriti da entrambe le parti: l’Euromaidan si trasformò in una vera e propria rivoluzione. Questi moti cominciarono ad accerchiare Janukovyč, che nel febbraio del 2014 fuggì con la sua famiglia in una destinazione misteriosa (probabilmente in Russia). Il Parlmento ucraino nominò un nuovo governo provvisorio, ma non tutte le regioni del paese riconobbero la nuova direzione politica del paese.

Come già sopracitato, nonostante l’indipendenza del paese, alcune zone mostravano sin dalla nascita del paese, una sofferenza nei confronti del governo centrale e una vicinanza alla Russia. Subito dopo gli eventi del 2014 e il cambio di governo, in Crimea i separatisti filo-russi insorsero, e con l’aiuto di soldati dalle uniformi verdi senza insegne, ma dotati di equipaggiamenti, mezzi e accento russo (chiamati “omini verdi”), aiutarono a conquistare diverse postazioni strategiche e ad indire un referendum, che sancì (con 95,32% dei consensi) l’annessione della Crimea alla Russia. Nel frattempo in altre due regioni orientali, a confine con la Russia, insorsero con l’aiuto di Mosca auto-proclamandosi indipendenti: Repubblica Popolare di Doneck e la Repubblica Popolare di Lugansk. La risposta del governo ucraino non si fece attendere, tentando di rimpossesarsi delle due provincie secessioniste: inizia la guerra del Donbass, ancora oggi in corso dopo circa 8 anni. Tale conflitto ha visto diverse escalation di violenze da una parte all’altra come l’utilizzo da parte dell’esercito ucraino di gruppi paramilitari fascisti e neo-nazisti (responsabili di numerosi crimini di guerra) o l’abbattimento del Volo Malaysia Airlines 17 da parte dei ribelli separatisti; si segnalano anche numerosi accordi di tregua o cessate il fuoco (accordo di Minsk e Minsk 2) non rispettati da ambedue le parti.

Perchè si è arrivati alla situazione di oggi dopo tutti questi anni? Il motivo è molto semplice: al vertice di Bruxelles del giugno 2021, i leader della NATO hanno ribadito la decisione presa al vertice di Bucarest del 2008 che l’Ucraina sarebbe diventata membro dell’Alleanza e che la Russia non potrà porre il suo veto. Dopo tale decisione è cominciato un enorme movimento militare russo ai confini ucraini, con un contingente di circa 100.000 uomini e altrettanti mezzi militari, terrestri e navali. Questo perchè Putin vedrebbe estendere pericolosamente l’alleanza occidentale (Nato) molto vicino alla sua nazione, e soprattutto vicino ad alcune città più importanti; per questo motivo i russi hanno pubblicato un documento a dicembre 2021, in cui si chiede alla Nato di non espandersi verso est e soprattutto nelle vicinanze della Russia; in cambio la Federazione promette di porre fine alle tensioni sul confine ucraino. Volodymyr Zelens’kyj, nonostante anche gli ultimi eventi sopracitati, ha confermato le aspirazioni del suo paese:L’Ucraina conferma le sue ambizioni di aderire all’Ue e alla Nato. È arrivato il momento di reagire, di reagire con forza. Il destino dell’Europa si decide sul campo, in Ucraina”.