Nelle sale, questo weekend, è uscito The Neon Demon di Nicolas Winding Refn.
Se volessimo paragonare il virtuosismo registico e la raffinatezza estetica di Neon Demon ad un dipinto, questo sarebbe certamente la Primavera del Botticelli. La ricerca della bellezza e dell’armonia suprema delle forme, caratteristiche del quadro più famoso del rinascimento italiano, si specchiano nella corrispondente immagine in negativo dell’ultimo film di Nicolas Winding Refn. Ciò che cambia è solo la prospettiva da cui guardare. Quello che nel quattrocento era metro stilistico diventa ora una riflessione su una società ossessionata dal culto della bellezza, che trova nel mondo deviato della moda il suo paradigma più completo. A penalizzare il film è sicuramente la mancanza di una sceneggiatura solida che salvi lo spettatore dalle sabbie mobili di in un universo più nonsense che cerebrale. Vampiri, cannibali e fiumi di sangue diventano così metafore quasi didascaliche e prevedibili della società moderna, degradando il film a mero esercizio di stile. Refn continua purtroppo sulla stessa strada pericolosa del precedente Solo Dio Perdona, realizzando un film prezioso sul piano della messa in scena ma vuoto di contenuti. Sembra quasi che il successo commerciale di Drive nel 2011, abbia offuscato irrimediabilmente l’identità registica del cineasta Danese.