Si è spento all’età di 59 anni una leggenda, Salvatore Schillaci, noto a tutti come Totò. Il capocannoniere siciliano che ha conquistato i cuori di tutti noi con le sue indimenticabili azioni nel campionato del mondo 1990, combatteva da diverso tempo contro un tumore al colon. Lascia 3 figli che hanno deciso di allestire la camera ardente presso lo Stadio Barbera a Palermo, sua città d’origine.
Il giocatore arrivato come secondo classificato per il premio del Pallone d’oro, dopo il tedesco Matthaus, esordisce in serie A all’età di 25 anni indossando la maglia bianco-nera. È proprio la quantità di gol piazzati in porta nella squadra Juventina a renderlo conosciuto nel mondo del calcio con il soprannome di “TotoGol“.
Ma sono le famose “Notti magiche” del 1990 a farne un eroe nazionale. Era il 9 Giugno e il popolo italiano era sospeso sullo 0-0 di Italia–Austria. A sbloccare la partita è proprio Schillaci con il numero 19. Grazie all’assist di Vialli riesce a segnare, infiammando i cuori dei tifosi del tricolore. Il resto è storia: Totò al fianco di Biaggio guida l’Italia alla vittoria di tante partite, consumando le reti degli avversari, fino alla semifinale.
Nell’1994, dopo aver chiuso con la Juventus e aver intrapreso una breve esperienza con la squadra dell‘Inter, decide di lasciare le coste italiane per dirigersi verso quelle nipponiche. Dà così inizio alla sua carriera nella squadra giapponese Yamaha.
È stato il primo a prendere una scelta simile, nessuno l’aveva mai fatto prima di lui. Dopo 3 anni, dice definitivamente addio al calcio e torna in Italia.