mercoledì, Aprile 24, 2024
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Turchia – Siria, la terra trema e rende tutti inermi

Sono trascorse più di 80 ore dal terremoto che ha scosso la Turchia e la Siria, nella notte tra il 5 e il 6 febbraio, e il bilancio sale vertiginosamente: 63mila feriti e oltre 17mila morti. Continuano ininterrottamente le ricerche degli ultimi sopravvissuti, mentre si fa la conta dei danni, tra le macerie degli edifici che affogano le strade.

L’epicentro del sisma è la città turca di Gaziantep il cui castello, patrimonio mondiale dell’Unesco, rappresenta un simbolo di notevole importanza storica e artistica. Anche la roccaforte, che ospita il museo di storia militare, ha subito gravi danni ma è rimasta in piedi. Nel dramma, non mancano notizie positive come il recente ritrovamento di una madre col suo bambino dopo settanta ore: un miracolo.

C’è chi dice che, prima o poi, sarebbe accaduto essendo quella una zona ad alta pericolosità sismica. Non si sono presi i dovuti accorgimenti, non si è fatto alcun lavoro di consolidamento ai palazzi e, in generale, alle strutture abitative. In queste ore il presidente turco Erdogan è stato molto criticato per non aver reagito in modo repentino e deciso nell’affrontare l’emergenza oltre che per le discutibili leggi in materia di edilizia e urbanistica. Questo non fa che aumentare la tensione in un Paese già pieno di criticità che abbracciano principalmente l’economia e la sanità.

Nel frattempo si sta procedendo all’invio di container e di risorse di ogni tipo per tamponare e alleggerire l’esistenza di tutti gli sfollati, che sono quasi 300mila. In Italia è stato scongiurato il rischio tsunami ma c’è attualmente un disperso: Angelo Zen, imprenditore 60enne, impegnato in un viaggio di lavoro; alloggiava in un albergo di Kahramanmaras, distrutto dal sisma.

La cosa più triste di un simile evento, generato dalla naturale inclemenza della Terra ma reso grave dall’assenza di norme adeguate e di corretta opera di prevenzione, è l’impossibilità di agire. Chi subisce è costretto a restare inerme e, per quanto ci si possa prodigare nell’arginare le conseguenze, quel danno resta indelebile sulla pelle della gente e tra le pieghe della storia.

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