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Vacanze di fine estate: Pizzo Calabro, tra sapori e storia

Quando nel 1815 Gioacchino Murat, Re del Regno di Napoli, nel fuggire da una taglia sulla testa di quarantottomila franchi, si rifugiò a Pizzo non avrebbe mai immaginato che la città si arricchisse anche dalla sua storia divenendo, duecento anni dopo, una delle maggiori mete turistiche della Calabria.

Città frequentata tutto l’anno da turisti è costellata da una cornice fatta dal mare cristallino e dalle doti culinarie. E’ raggiungibile anche in treno dall’aeroporto di Lamezia Terme Pizzo Marina è famosa per il suo centro, le gelaterie ed il castello. Il centro storico è percorso per lo più dalle Ape Car che scorrazzano con a bordo i visitatori provenienti da ogni dove. Vicina anche a Vibo Valentia e Tropea risulta un sito geograficamente strategico.

Il Castello

Ma pizzo non è solo mare e buon cibo: è anche storia.

Gioacchino Murat, giunto a Pizzo nel 1815 è stato un generale francese, re di Napoli (con il nome di Gioacchino Napoleone) e maresciallo dell’Impero con Napoleone Bonaparte. Nel 1808 Napoleone lo nominò re di Napoli, per la nomina del re Giuseppe Bonaparte a re di Spagna. A Napoli il nuovo re, ormai noto come “Gioacchino Napoleone”, fu ben accolto dalla popolazione, che ne apprezzava la bella presenza, il carattere sanguigno, il coraggio fisico. Il 1º gennaio 1809, Murat introdusse nel regno il Codice Napoleonico, che, tra le varie riforme, legalizzò, per la prima volta nella penisola, il divorzio, il matrimonio civile e l’adozione, istituti del diritto civile che sono giusti fino ai giorni nostri.

Dopo una fulminea spedizione militare che gli consentì di cacciare gli inglesi dall’isola di Capri, durante il suo breve regno, Murat fondò, con decreto del 18 novembre 1808, il Corpo degli ingegneri di Ponti e Strade (all’origine della facoltà di Ingegneria a Napoli, la prima in Italia) e la cattedra di agraria nella medesima università con decreto del 10 dicembre 1809, ma condannò alla chiusura, con decreto del 29 novembre 1811, l’antica Scuola medica salernitana. Inoltre avviò opere pubbliche di rilievo non solo a Napoli (il ponte della Sanità, via Posillipo, nuovi scavi a Ercolano, il Campo di Marte, ecc.), ma anche nel resto del Regno (l’illuminazione pubblica a Reggio di Calabria, il progetto del Borgo Nuovo di Bari, il riattamento del porto di Brindisi, l’istituzione dell’ospedale San Carlo di Potenza, guarnigioni dislocate nel Distretto di Lagonegro con monumenti e illuminazioni pubbliche, più l’ammodernamento della viabilità nelle montagne d’Abruzzo). Il beneplacito della popolazione per il suo operato fu ricambiato dallo stesso sovrano, che intitolò a sé l’intera città di Torre Annunziata, mutandone il nome in Gioacchinopoli.

Venuto a conoscenza della disfatta napoleonica a Waterloo, dove l’imperatore con 120.000 uomini non riuscì a difendere il suo impero e avendo Murat una taglia sulla testa di quarantottomila franchi, messa a disposizione dal marchese di Rivière, un uomo che Murat stesso aveva salvato dal patibolo, il re di Napoli si rifugiò rocambolescamente in Corsica, ove giunse il 25 agosto 1815 e dove fu presto circondato da centinaia di suoi partigiani. Aspettando fin troppo a lungo i passaporti provenienti dall’Austria per poter raggiungere la moglie Carolina a Trieste e avendo false notizie sul malcontento dei napoletani, fu convinto a organizzare una spedizione per riprendersi il regno di Napoli. La spedizione, messa in piedi frettolosamente e forte di circa 250 uomini, partì da Ajaccio il 28 settembre 1815. Murat voleva dapprima sbarcare nei dintorni di Salerno ma, dirottato da una tempesta in Calabria e tradito dal capo battaglione Courrand, sbarcò l’8 ottobre nel porticciolo di Pizzo.

Qui venne rinchiuso nelle carceri del castello e condannato a morte. Venne fucilato a Pizzo Calabro il 13 ottobre 1815.

Oggi il castello è divenuto il museo della vita di Murat, la vicina Piazza della Repubblica invece offre un panorama mozzafiato a strapiombo sul mare da dove possibile vedere la vicina spiaggia e soddisfare il palato con la degustazione del Tartufo di Pizzo.

Insomma un’ottima meta per sfuggire dal rientro traumatico al lavoro o per godersi un fine settimana al mare in un posto ottimo per la famiglia.

Tartufo nero di Pizzo
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