venerdì, Marzo 29, 2024
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“Vaccino anti COVID per tutti, anche chi è già positivo”: parla Rezza

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Secondo Giovanni Rezza tutti dovrebbero prendere il vaccino anti COVID. Persino chi ha già contratto il virus.

SPIEGAZIONE – Questo dichiara il direttore generale della Prevenzione al ministero della Salute, durante una conferenza stampa sul monitoraggio settimanale dell’epidemia. Una dichiarazione che sembra andare contro l’ipotesi del direttore dello Spallanzani a Roma, Giuseppe Ippolito. Infatti quest’ultimo voleva evitare di vaccinare coloro i quali erano già risultati positivi.

A riguardo Rezza afferma che a parere suo: «Ippolito intendesse dire che in un primo momento forse vaccinerebbe persone che non hanno contratto la malattia, perché hanno una probabilità di essere immuni. Non c’è un’evidenza che ci dica che chi è stato infetto non possa fare dopo il vaccino. In teoria chiunque può fare il vaccino».

Onde chiarire ogni dubbio sulla questione, l’esperto continua a spiegare la sua teoria. Sebbene la “priorità” debba essere data ai cittadini sani per proteggerli meglio, questo non vuol dire che bisogna tralasciare gli italiani che in passato sono stati contagiati. Semplicemente perché esiste comunque una probabilità che possano nuovamente infettarsi.

GIOVANI PRIMA DEGLI ANZIANI? – Sempre rispetto al tema del vaccino anti COVID, e nell’ottica di farlo a tutti, Rezza risponde ad un’altra domanda posategli. I giovani, in quanto più sensibili al virus, dovrebbero avere la priorità sugli anziani? Un’ipotesi basata sull’esperienza del vaccino influenzale che tuttavia l’esperto considera ben diverso.

«Con l’influenza sappiamo che ci sono gruppi di età che sostengono l’epidemia, soprattutto nell’ambito scolare, poi gli studenti li portano dentro le case. […] Nel caso del Covid abbiamo bisogno di più dati per sapere se proteggeranno dalla malattia e anche dall’infezione […]».

Per tanto: «[…] non possiamo adottare in questo momento la protezione indiretta. Motivo per cui si dà priorità a chi è più esposto e le persone anziane, perché più a rischio».