sabato, Aprile 20, 2024
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Venezuela.“Nuove elezioni o riconosciamo Guaidò”: l’ultimatum dell’Europa e il doppio volto della Francia

Elezioni “libere e democratiche” in Venezuela entro 8 giorni o il riconoscimento di Juan Guaidò come presidente del Paese da parte di Francia, Spagna e Germania. Questi i termini dell’ultimatum lanciato a Nicolás Maduro dal presidente francese Emmanuel Macron, dal premier spagnolo Pedro Sanchez e dalla cancelliera tedesca Angela Merkel.

Si è svolta a New York la riunione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, chiesta dagli Stati Uniti proprio per discutere della criticità della situazione creatasi in Venezuela dopo l’autoproclamazione a presidente di Guaidò. Nel corso della riunione, la Russia ha accusato gli Usa di “un tentativo di golpe”, ma il segretario di stato americano Mike Pompeo, presente alla riunione, ha aperto il suo intervento dichiarando che “l’esperimento socialista in Venezuela e’ fallito e la gente e’ alla fame. La crisi umanitaria nel Paese necessita di un’azione ora, oggi, per porre fine a un incubo“.

Gli Stati Uniti – ha proseguito Pompeo – sono con il popolo venezuelano e chiedono che in Venezuela si svolgano libere elezioni il prima possibile“.

Juan Guaidò ha ringraziato i leader di Germania, Francia e Spagna per il loro “impegno nei confronti del popolo venezuelano e nel sostegno alla lotta per una nazione libera e democratica“.

Interrogato su quanto sta accadendo in Venezuela, dove si trovano attualmente anche tanti italiani in difficoltà, il ministro dell’Interno Matteo Salvini ha dichiarato che “Francia, Germania e Spagna hanno fatto bene perché Maduro sta piegando un popolo con la violenza e con la fame. Lo dico perché ci sono anche tanti italiani in Venezuela che stanno soffrendo, quindi spero che il governo italiano abbandoni ogni prudenza e sostenga il popolo venezuelano, il diritto a libere elezioni e alla democrazia”.

Il presidente venezuelano Nicolás Maduro ha intanto annunciato tramite i propri canali social che “non riposeremo fino a quando non avremo sconfitto il colpo di Stato con cui si pretende di interferire nella vita politica del Venezuela, mettere da parte la nostra sovranità e instaurare un governo fantoccio dell’Impero statunitense“.

Contestualmente, si pone l’accento sull’apparente incoerenza delle posizioni assunte dal presidente francese Macron, che da una parte condanna la dittatura venezuelana e sostiene la lotta del popolo per la democrazia, mentre dall’altra si reca in amichevole visita d’affari in Egitto, da Al Sisi, dove a seguito delle Primavere Arabe e la deposizione di Mubarak l’attuale quadro delle politiche democratiche non è molto diverso da quello venezuelano.

Se il Venezuela è troppo lontano per gli interessi della Francia, che sceglie dunque la linea di condotta gradita alla Casa Bianca sostenendo Guaidò, l’Egitto sembra invece in una posizione molto diversa e più vicina agli interessi francesi.

Il viaggio di Macron si svolge proprio mentre l’Italia è al centro di un serio conflitto diplomatico con l’Egitto, dovuto alle reticenze del Cairo in merito alla vicenda dell’omicidio di Giulio Regeni. Il governo italiano afferma ormai apertamente che Al Sisi ha mentito e che l’Egitto continua a coprire gli assassini del giovane ricercatore italiano rinvenuto morto ormai tre anni fa.

La visita di Macron ad Al Sisi proseguirà fino a martedì 29 gennaio con l’obiettivo dichiarato di rafforzare le relazioni economiche con il Paese. All’alba della partenza per il Cairo, Amnesty International e diverse organizzazioni internazionali per i diritti umani hanno invitato il governo francese a interrompere l’esportazione di armi verso l’Egitto, dove la Francia ha investimenti per oltre 4 miliardi di dollari, accusando inoltre il presidente di appoggiare la politica autoritaria e repressiva di Al Sisi, in netto contrasto con la rigida linea adottata nei confronti del Venezuela.

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