giovedì, Marzo 28, 2024
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Veretout: “Mourinho voleva che restassi”

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Jordan Veretout torna a parlare della sua avventura alla Roma e dell’addio maturato nell’ultima sessione di mercato

Jordan Veretout è ormai lontanissimo da Roma, gioca al Marsiglia con grandi risultati, ma continua comunque a parlare della sua ex squadra. Il centrocampista francese ha lasciato quest’estate dopo esser finito nel mirino anche di altre squadre di Serie A.

Il giocatore era ai margini del progetto, con Juventus, Napoli e anche Milan che hanno pensato a lui per rinforzarsi. Ora il giocatore fa le fortune del Marsiglia, ma con la testa ritorna sull’addio maturato con il giallorosso.

Le parole del francese

Qui di seguito le dichiarazioni del calciatore:

Con il tua arrivo all’OM si è aperta una nuova pagina della tua carriera. Com’è nata quest’opportunità? Cosa ti ha attratto del progetto?
“Eravamo in trattativa con il Marsiglia da molto tempo. Volevo qualcosa di diverso dall’Italia e tornare in Francia. Anche gli ultimi mesi con la Roma sono stati difficili sotto certi aspetti e avevo bisogno di cambiare aria per continuare a crescere. Quando l’OM mi ha contattato, ho deciso subito di partire, soprattutto perché avrei giocato in Champions League in uno stadio pazzesco”. […]

Un anno fa José Mourinho ti ha dichiarato incedibile e oggi sei al Marsiglia. Cos’è cambiato?
“Ho trascorso tre stagioni alla Roma, di cui due e mezzo ad altissimo livello. Sono stato molto contento. Poi gli ultimi sei mesi sono stati complicati, lui (Mourinho, ndr) ha fatto delle rotazioni, ha avuto altri giocatori a disposizione e ha anche abbassato Mkhitaryan a centrocampo. È sempre difficile quando si passa da titolare a riserva. Ho 29 anni e voglio giocare il più possibile. Quando il Marsiglia è venuto a presentarmi il suo progetto, volevo assolutamente andarmene anche se Mourinho voleva che restassi. Alla fine ha capito la mia scelta di partire, di tornare in Francia, anche per la mia famiglia”.

La tua ultima stagione è stata caratterizzata da alti e bassi. Come ne sei uscito?
“All’inizio è difficile, ma bisogna accettarlo. L’obiettivo è dimostrare all’allenatore, durante l’allenamento, che ha sbagliato le sue scelte. In quel periodo ho imparato che lo status di titolare indiscusso non esiste e che bisogna combattere e andare ad allenarsi con lo stesso stato d’animo di quando si gioca”.

La Conference League è stata snobbata da alcuni…
“Ho sentito molte persone dire: ‘È una coppa di legno’. È pur sempre una coppa europea. Più le partite vanno avanti, più si gioca per vincere. E alla fine, vincere con la Roma, che non vinceva un trofeo da molto tempo, è stato bellissimo. Ho vissuto emozioni fantastiche con i miei compagni di squadra e con i tifosi. La parata in città, con la folla, è stata pazzesca: sono immagini che si conservano per tutta la vita”.