In Italia la violenza non si placa, è quello che emerge dalle recenti statistiche e dagli ultimi fatti di cronaca.
Dalla prima pubblicazione del Global Peace Index (GPI) il Bel Paese non ha fatto grandi passi in avanti. L’indice della Pace Globale si sforza di classificare gli Stati e le Regioni in base a fattori che ne determinino lo stato di pacificità. L’indice è stato pubblicato per la prima volta nel 2007. Prodotto su base annuale, sviluppato dall’Institute for Economics and Peace (IEP), in collaborazione con un équipe internazionale di esperti di pace da istituti e su dati forniti e rielaborati dall’Economist Intelligence Unit.
Proprio il Global Peace Index rivela come l’Italia sia avanzata molto lentamente in tema di violenza: nel 2009 occupava la 36° posizione in classifica, la stessa che ha occupato sei anni più tardi nel 2015.
Nell’ultima pubblicazione del Global Peace Index (2018) l’Italia occupa la 38° posizione con 1.766 punti. Il che dimostra ancora una volta che il nostro Paese non ha una buona attitudine ad essere considerato pacifico. Il dato diventa preoccupante nel momento in cui, dal medesimo studio, emerge che Paesi del Latino America come il Chile occupano la 28° posizione. Nostro malgrado l’Italia, invece, risulta associabile a Paesi dell’Asia come il Kuwait o del continente Africano come Ghana e Namibia.
Da una visione nazionale il panorama non cambia. L’ultima statistica Istat pubblicata nel novembre 2018 ( riferita all’anno 2017 ) parla di 357 omicidi, pari a 0,59 omicidi per 100mila abitanti.
Ancora più recentemente si sono registrati omicidi per futili motivi, tre nel foggiano in soli due mesi. L’ultimo omicidio nel foggiano risale al 13 aprile scorso in cui a Cagnano Varano è stato ucciso, durante il servizio, il maresciallo dei carabinieri Vincenzo Di Gennaro.
Ancora oggi, a Palermo, il cittadino tunisino Moncef Naili di 54 anni, ha strangolato la sua compagna, una donna italiana Elvira Bruno di 53 anni e subito dopo ha chiamato la polizia per costituirsi.
Risulta difficile credere che in un Paese dalle antiche radici democratiche come il nostro si arrivi a tanta crudeltà. Mentre risulta facile pensare che quando si arrivi a toccare lo Stato non sono più le statistiche globali a fare impressione perché qui, adesso, è palese che qualcosa va sistemato.
Intanto a San Severo, il paese nativo del Maresciallo Vincenzo, non ha fatto in tempo a terminare il lutto cittadino che a Palermo si inizia a piangere un altro omicidio. Un altro “caduto” come in teatro di guerra, un’altra vittima esanime al suolo che, si spera, possa quantomeno servire a sensibilizzare le coscienze di tutti.