L’11 marzo avrebbe dovuto segnare l’inizio ufficiale del divorzio tra Wanda Nara e Mauro Icardi, con la prima udienza fissata a Milano. Tuttavia, mentre il calciatore è volato in Italia per presenziare in tribunale, la sua ex moglie ha scelto di non comparire.
NON SI PRESENTA ALL’UDIENZA – Secondo quanto riportato dal programma argentino “LAM”, la showgirl avrebbe deciso di cambiare strategia, avviando una procedura legale per chiedere lo spostamento della giurisdizione in Argentina.
“Wanda Nara aveva accettato quella giurisdizione, ma ora chiede il trasferimento, sostenendo che il divorzio sarebbe iniziato in Argentina a ottobre, con l’assistenza della dottoressa Rosenfeld. Tuttavia, non hanno mai presentato la domanda, quindi il divorzio non è mai stato avviato”, hanno spiegato durante la trasmissione. La decisione di tenere il processo in Italia era stata presa da Icardi, poiché il loro matrimonio si è svolto prevalentemente nel Paese e qui sono nate le loro figlie, Francesca e Isabella.
LA BATTAGLIA LEGALE – La battaglia legale tra i due ex coniugi si preannuncia aspra e complessa. Nara avrebbe richiesto all’attaccante del Galatasaray un assegno di mantenimento da 500 mila euro al mese, una cifra che, secondo le fonti, sarebbe “in linea con uno stile di vita che contempla il noleggio del jet privato come unica soluzione di trasporto”. Dal canto suo, Icardi ha avanzato la richiesta di riconoscimento dell’infedeltà della sua ex moglie con Keita Balde, un’accusa che ha acceso ulteriormente la tensione tra i due.
Come se non bastasse, la battaglia legale si è arricchita di nuove controversie: Wanda ha sporto denuncia contro il calciatore per presunti maltrattamenti nei confronti di Benedicto Lopez, figlio avuto dall’ex marito Maxi Lopez. La denuncia sarebbe stata avanzata dopo che il ragazzo, 13 anni, avrebbe rivelato episodi preoccupanti alla propria psicologa. In passato, era stato invece Icardi a denunciare Nara per sottrazione di minore, accusandola di aver trattenuto le loro figlie in Argentina senza il suo consenso.